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Migrazioni e fame a causa del clima, Gentiloni guarda a Trump

13 ottobre 2017 | 16.32
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Il premier Paolo Gentiloni all'Accademia dei Lincei al summit sul clima (Foto uff. Stampa CNR)
Il premier Paolo Gentiloni all'Accademia dei Lincei al summit sul clima (Foto uff. Stampa CNR)

Specie animali e vegetali a rischio di estinzione, ma soprattutto effetti sull'alimentazione e sulle condizioni di vita di intere popolazioni rurali che si traducono, ormai, anche in un incremento di crisi migratorie. All'Accademia dei Lincei non sono mancati momenti di preoccupazione dei tanti esperti seduti al tavolo del summit 'Clima, agricoltura, migrazioni: risultati scientifici e scenari possibili', organizzato oggi dal Consiglio nazionale delle ricerche con la presidenza del Consiglio dei ministri, in preparazione della Giornata mondiale dell’alimentazione che la Fao organizzata il 16 ottobre prossimo a Roma.

"Premeremo con gli amici e gli alleati Usa perché si convincano dell'importanza di stare nell'accordo sul clima così faticosamente raggiunto a Parigi" ha scandito il premier Paolo Gentiloni aprendo i lavori, nella Sala di Scienze Fisiche dell’Accademia , con il presidente del Cnr Massimo Inguscio. "Quella è la base, bisogna lavorare tutti perché l'accordo venga rispettato" ha sottolineato Gentiloni, ricordando il nesso profondo tra cambiamenti climatici, malnutrizione, migrazioni.

Che il fenomeno sia innegabile, Gentiloni lo ha evidenziato ricordando che "dal 2001 abbiamo avuto i 17 anni più caldi, mentre dal 2010 ci sono stati oltre 200 eventi climatici estremi, con vittime, danni, spese. Questo ci sollecita ad un lavoro di prevenzione, che deve essere fondamentale". Al premier ha fatto eco il presidente del Cnr, Massimo Inguscio. "Il rischio desertificazione dei Paesi dell’Unione Europea che si affacciano sul Mediterraneo, e sono interessati dai fenomeni migratori, come Italia, Spagna e Grecia, è particolarmente preoccupante e richiede urgenti e cospicui interventi, e un grande impegno della ricerca scientifica" ha ribadito Inguscio.

A discutere di clima e conseguenze socie-economiche dei cambiamenti climatici sono stati anche l'economista e presidente dell’Accademia dei Lincei, Alberto Quadrio Curzio, ed il direttore generale della Fao, Josè Graziano Da Silva. I principali esperti scientifici del settore ed esponenti del mondo politico hanno presentato e discusso, in una tavola rotonda coordinata dal presidente del Centro Studi Futuro Sostenibile, Francesco Rutelli, gli impatti dei cambiamenti climatici sugli agro-ecosistemi e le principali strategie di contrasto alle sfavorevoli conseguenze socioeconomiche, con particolare riferimento all’ambiente Mediterraneo.

L'impegno e le risorse, ha avvertito Inguscio, dovranno essere dirette "per il monitoraggio e l’adozione di sistemi di previsione e allarme climatico, per l’adattamento dell’agricoltura ai cambiamenti climatici, per un’azione di restauro del paesaggio rurale e degli ecosistemi forestali, per la salvaguardia delle risorse idriche e, in generale, del capitale naturale". Il brainstorming ha visto al centro gli impatti del cambiamento climatico su biodiversità, agricoltura, foreste e sulla capacità di adattamento delle specie animali e vegetali, con particolare riferimento alle specie a rischio estinzione. E non solo.

Gli esperti hanno affrontato anche il delicato tema dell'alimentazione e della salvaguardia del territorio, accendendo un faro sulle soluzioni offerte dalla scienza per favorire la resilienza, il recupero e la produttività degli agroecosistemi, così da "migliorare le condizioni di vita delle popolazioni rurali e governare le crisi migratorie". In particolare, il tema della sicurezza alimentare e delle emergenze migratorie, hanno rilevato gli esperti, ormai "coinvolgono in maniera crescente le popolazioni dell’Africa e della regione mediterranea".

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