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Welfare: Milano, ActionAid e Fondazione Milan in campo contro disagio

23 dicembre 2015 | 11.04
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Welfare: Milano, ActionAid e Fondazione Milan in campo contro disagio

Fare gruppo contro povertà ed esclusione sociale è indispensabile per prendere in contropiede il disagio e ripartire più forti e motivati. Il progetto 'Lavoro di squadra' di ActionAid e Fondazione Milan, realizzato in partnership con Axa Cuori in Azione, l’associazione di volontariato aziendale del Gruppo assicurativo Axa, e con il patrocinio del Comune di Milano, Consiglio di Zona 5, inaugura una nuova collaborazione con Fondazione Adecco per le Pari Opportunità per un percorso di educazione al lavoro rivolta a 12 ragazzi protagonisti del secondo ciclo del progetto.

Si tratta di giovani 'Neet' (Not in Education, Employment or Training) tra i 15 e i 24 anni esclusi dal mondo della scuola e del lavoro residenti nella Zona Milano Gratosoglio (Zona 5). Fondazione Adecco aiuterà questi ragazzi a individuare un proprio progetto professionale e formativo attraverso colloqui individuali, di gruppo e attività sportive, partendo dai bisogni e dalle risorse di ciascun partecipante.

Secondo l’Università Cattolica di Milano, in Italia sono 2,4 milioni i 'Neet' e costituiscono circa il 26% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, una quota di ben 9 punti superiore alla media dell’Unione europea (17%), ricorda la Fondazione Adecco per le Pari Opportunità, che sottolinea: "Per molti di loro, un prolungato allontanamento dal mercato del lavoro o dal sistema formativo può comportare il rischio di marginalizzazione. Il fenomeno è in aumento a causa dell’intensificarsi della crisi economica".

"L’esclusione dal mondo scolastico o lavorativo - avverte - può colpire alla radice il senso di appartenenza alla società in cui si vive. Per i giovani 'Neet' che si trovano nelle situazioni più critiche, questa condizione può portare a una vera e propria esclusione sociale e pregiudicare, così, il futuro del giovane".

Il primo ciclo del progetto si è svolto da marzo a settembre di quest’anno. Tra i 12 ragazzi che hanno partecipato alla prima fase, c’è chi ha deciso di ricominciare a studiare e chi ha trovato lavoro, mentre altri stanno svolgendo colloqui di selezione. Tutti i partecipanti hanno ora un curriculum adeguato, una lettera di presentazione e si sono iscritti al centro per l’impiego. Hanno inoltre aperto profili su portali per ricerca attiva e, una volta al mese, incontrano i responsabili di 'Lavoro di squadra' per colloqui individuali o di gruppo.

Il nuovo ciclo, che si concluderà a febbraio 2016, vede protagonisti altri 12 ragazzi, nove uomini e tre donne. Il programma prevede attività sportive di qualità tra cui calcio, pallavolo e basket, allenamento motivazionale e incontri in aula, oltre ad attività extra. L’organizzazione della componente sportiva è coordinata da Fondazione Milan, presso il Centro Sportivo Vismara, con il coinvolgimento anche delle squadre del settore giovanile del Milan.

Il gruppo protagonista di questa seconda fase è molto unito. I ragazzi si vedono anche fuori dal contesto progettuale, per pranzi o per uscire insieme, e si aiutano a vicenda, simulando ad esempio colloqui di lavoro. Grazie al 'lavoro di squadra' e all’appartenenza a un gruppo con gli stessi obiettivi, questi giovani riescono a ritrovare le motivazioni per ricominciare a lavorare o a studiare.

Tra di loro c’è chi ha già trovato un’occupazione e tutti hanno 'scoperto' quale lavoro vorrebbero svolgere, o per quale attività sono più portati: informatico, pasticciere, psicologo ed estetista, sono alcune delle professioni che hanno in mente. L’allenamento motivazionale contribuisce, infatti, a chiarire le idee sul proprio futuro. A partire dalle risorse di ciascun partecipante, il 'case manager' costruisce un progetto di miglioramento per aiutare i giovani a ritrovare la motivazione per cercare un lavoro, un’attività di volontariato sul territorio o per intraprendere un percorso di formazione.

“Le regole dello sport riflettono le regole della vita e del lavoro. I ragazzi e le ragazze dovranno imparare a lavorare in team, per obiettivi, con spirito di sacrificio e nel rispetto delle diversità di ognuno dei compagni e degli avversari. Lo sport e il lavoro sono i due canali di elezione per l’inclusione sociale. La partecipazione a un progetto di tale impatto rappresenta per la Fondazione Adecco un’opportunità unica per offrire un percorso di crescita e di emancipazione ai giovani partecipanti, con la consapevolezza che i vantaggi che ne deriveranno avranno un riflesso importante sulla loro vita futura”, dichiara Claudio Soldà, segretario generale di Fondazione Adecco per le Pari Opportunità.

“Da sempre lo sport è una scuola di vita che mira a formare donne e uomini più capaci e consapevoli, attraverso l’insegnamento della disciplina di gruppo, la capacità di affrontare vittorie e sconfitte, la disponibilità ad aiutarsi nei momenti difficili e a rispettarsi con i propri pregi e difetti. E’ così possibile aiutare concretamente i ragazzi che, per i motivi più diversi, sono scoraggiati e tentati dall’idea di gettare la spugna. Intervenire nel momento giusto può aiutarli a cambiare rotta e a trovare opportunità che non pensavano neanche di avere”, spiega Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid Italia.

“Axa è stata una delle prime aziende che, con 'Axa Cuori in azione', ha creduto in questo progetto. Ci fa particolarmente piacere che nuove realtà stiano salendo a bordo: solo cosi è possibile rendere ancora più efficace il 'lavoro di squadra' di cui c’è bisogno per dare una reale opportunità alle nuove generazioni”, sottolinea Maurizio Di Fonzo, direttore Risorse umane, Change Management e Organizzazione di Axa Italia.

“La nostra esperienza sin qui è molto positiva e i volontari di 'Axa Cuori in azione' hanno già avuto modo di sperimentare sul campo questo progetto, sia attraverso lo sport sia mettendo a disposizione le proprie competenze professionali. La formazione dei ragazzi è qualcosa che ci sta particolarmente a cuore perché crediamo che siano le persone a fare la differenza nella società e nel mondo del lavoro”, conclude.

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