Il caso degli arresti domiciliari concessi al direttore del 'Giornale' Alessandro Sallusti era ''un caso particolare, 'unico''', perché ''la mancata proposizione dell'istanza di espiazione della pena presso il domicilio non era conseguenza di disattenzione o dimenticanza ma di una espressa volontà di rifiuto di quella modalità''. Tuttavia non ha ''prodotto discriminazione rispetto ai casi 'normali''. Lo sostiene il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, in una nota inviata al Csm, che integra quanto riferito in audizione lo scorso 15 aprile.
A giudizio di Bruti Liberati ''è accaduto esattamente il contrario: il caso 'unico' , come sempre avviene nei casi di mutamento di interpretazione, ha fornito l'occasione per generalizzare prassi e interpretazione più adeguate''. Il riferimento è alla circolare, emessa dal procuratore, poi applicata ad altri casi analoghi. Il nuovo ''indirizzo'', fa notare Bruti, ha fatto sì che nell'anno successivo alla sua adozione ''un centinaio di persone che secondo la legge potevano non andare in carcere non ci sono andate''.