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Milano, scontro in procura: Csm verso il no alla richiesta di azioni contro Bruti Liberati

18 giugno 2014 | 14.48
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Il voto slitta a giovedì dopo un lungo dibattito in plenum. I due relatori delle pratiche hanno illustrato i due testi sostitutivi , modificati anche alla luce della lettera inviata da Napolitano a Vietti, nella quale si richiamano i poteri attribuiti dalla legge di riforma dell’ordinamento giudiziario del 2006 ai capi delle procure

Bruti Liberati (INFOPHOTO)
Bruti Liberati (INFOPHOTO)

Il Consiglio superiore della magistratura non chiude il caso dello scontro alla procura di Milano. Il voto finale sulle delibere delle due commissioni che hanno condotto l’istruttoria, la prima e la settima, è slittato a giovedì dopo un lungo dibattito in plenum.

I due relatori delle pratiche, i togati di Unicost Mariano Sciacca e Giuseppina Casella, hanno illustrato i due testi sostitutivi presentati in mattinata, modificati anche alla luce della lettera inviata dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano al vicepresidente Michele Vietti, nella quale si richiamano i poteri attribuiti dalla legge di riforma dell’ordinamento giudiziario del 2006 ai capi delle procure.

Del contenuto della lettera ha riferito lo stesso Vietti, che ne ha però sottolineato il carattere di riservatezza: la mancata lettura del testo al plenum è stata oggetto di polemica da parte di alcuni consiglieri. Tra questi il laico di centrodestra Nicolò Zanon ha definito “surreale” il fatto che si affrontasse il caso senza conoscere la lettera di Napolitano. Il togato di Magistratura indipendente Antonello Racanelli, dopo avere lamentato il fatto di averne appreso l’esistenza dai giornali, ha obiettato a Vietti che “se si richiama il carattere riservato della lettera ma poi se ne fa un uso pubblico in plenum la riservatezza viene meno, e c’è il rischio di interpretarla, al di là delle intenzioni, come una pressione”, e ha parlato di “opacità che incombe sulla discussione”.

L’indipendente Aniello Nappi ha sostenuto che “non leggere la lettera amputa il dibattito di una parte fondamentale”, mentre “sconcerto” per la polemica è stato espresso da Annibale Marini, laico di centrodestra. Vietti, a giudizio di Marini, “non sarebbe stato autorizzato” a leggere la lettera di Napolitano “senza l’assenso del mittente” e se lo avesse fatto “avrebbe commesso una scorrettezza costituzionale e istituzionale”.

Le due proposte sostitutive non modificano le conclusioni, la richiesta di archiviazione dell’esposto del procuratore aggiunto Alfredo Robledo contro il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, con la trasmissione degli atti ai titolari dell’azione disciplinare, che resta solo nella delibera della prima commissione ed è invece eliminata da quella della settima, mentre entrambe prevedono l’invio anche alla quinta commissione del Consiglio per le valutazioni relative alla riconferma negli incarichi sia di Bruti Liberati sia di Robledo.

Tra i casi per i quali viene chiesta la valutazione di eventuali profili disciplinari le inchieste Sea ed Expo, mentre non si segnala l’assegnazione dei fascicoli sul caso Ruby. Illustrate in plenum anche la controrelazione del togato di Mi Racanelli, componente di entrambe le commissioni, che ha chiesto la riapertura dell’istruttoria, e la proposta con la quale i consiglieri Aniello Nappi e Nicolò Zanon hanno proposto di aprire la procedura di trasferimento d’ufficio a carico di Robledo. Il dibattito riprenderà giovedì mattina.

La ricostruzione - A marzo il vice di Bruti Liberati, il pm Alfredo Robledo, denuncia al Csm irregolarità nell’assegnare i casi sulla corruzione, da Ruby al San Raffaele, parlando di privilegi ai pool di Boccassini e Greco.

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