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Milano: centrodestra unito per liberare città, Parisi apre campagna elettorale/Adnkronos

19 marzo 2016 | 19.33
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Stefano Parisi (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Stefano Parisi (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Tutto esaurito, questa mattina, al teatro Dal Verme di Milano per l'apertura ufficiale della campagna elettorale di Stefano Parisi, candidato di centrodestra per la corsa a sindaco di Milano. Lunghe file all'esterno, bandiere della Lega Nord esposte accanto a quelle di Forza Italia e la sala da oltre 1400 posti che in pochi minuti si è riempita fino a non avere più un posto libero neanche sulle scale: "Mi scuso soprattutto con chi non è riuscito a entrare - esordisce Parisi, invitato sul palco dall'ex sindaco Gabriele Albertini -. Vorrà dire che il prossimo comizio (si dice ancora così?, si schernisce rivolgendosi al pubblico) lo faremo in piazza".

La platea è quella delle grandi occasioni: volti vecchi e nuovi della politica entrano a fatica tra gli applausi e i cori da stadio dei 'supporter' della Padania che, pur essendo Parisi originario della Capitale, lo acclamano come il 'loro capitano'. In platea si vedono i leader del centrodestra, tornati a sorridere: Matteo Salvini per il Carroccio, Ignazio La Russa per Fdi-An e Maurizio Lupi per Area Popolare, oltre a Mariastella Gelmini per Forza Italia e a Raffaele Cattaneo, presidente del consiglio regionale della Lombardia. "Maroni è stato poco bene stanotte - precisa Parisi - e quindi oggi non verrà".

Il clima ricorda la 'discesa in campo' dell'ex cavaliere Silvio Berlusconi, con le signore ingioiellate e tanti giovani attivisti con le maglie griffate 'Lega padana'. E pur non essendo presente fisicamente, trattenuto a Palermo da impegni elettorali, lui, il leader di Forza Italia, non fa mancare il suo pensiero: "Berlusconi non c'è - spiega Parisi - ma stamattina mi ha chiamato per farmi gli 'in bocca al lupo'. E quindi è come se fosse qui con noi".

Parisi appare a suo agio sul palco: interagisce con il pubblico e si rivolge più volte ai 'colleghi' di coalizione: "Qui - dice - ci tocca una cosa importante, dobbiamo rigenerare l'identità del centrodestra. E non solo a Milano. Dobbiamo riportare i cittadini alle urne perché si è perso il rapporto con le persone e c'è una grande area di antipolitica tra coloro che fino a pochi anni fa votavano per il centrodestra". Quello che serve, dice, è un "cambio di approccio".

"Dobbiamo - spiega - mettere le persone al centro e, partendo da loro, ricostruire la nostra identità. Un'identità forte che viene da una tradizione importante e che va salvaguardata con una coalizione unita". Solo "rimanendo uniti - sottolinea - si può garantire ai milanesi la qualità del governo futuro e liberare Milano da un governo che ci ha bloccato fino a ora".

Il riferimento è alla giunta Pisapia: "Tra iper regolazione, tasse, burocrazia e ore perse tra uffici comunali, i milanesi non sono più liberi di fare nulla". E poi, bisogna garantire più sicurezza: "Chi vive negli alloggi popolari non può avere gli incubi di ritrovarsi la casa occupata se deve andare in ospedale per sottoporsi a un intervento". Perché "quando diciamo che vogliamo essere liberali, pensiamo a temi popolari non di élite".

In città, "la paura c'è, è percepita. E' inutile girarci intorno". Ecco perché "bisogna mantenere il polso fermo". Anche perché "se rubano in casa mia per me non è un problema di 'micro' criminalità, è criminalità bella e buona". Occorre, sottolinea, il presidio del territorio "anche con l'aiuto dell'esercito". I vigili urbani, ad esempio, "che ora sono utilizzati prevalentemente per fare multe, vanno riutilizzati perché siano vicini ai milanesi non contro di loro". E poi "non bisogna sottovalutare la tecnologia di internet, che non sarà un tema dal forte appeal, come mi dicono da più parti, ma può fare molto".

A Milano, osserva poi Parisi, "abbiamo una forte pressione a livello migratorio. E in futuro lo sarà sempre di più. Dobbiamo dire parole chiare su ciò che vogliamo fare: se diciamo solo accoglienza siamo ipocriti". E puntualizza: "Noi non siamo contro l'integrazione, ma vogliamo che abbia regole precise. Vogliamo che gli immigrati rispettino le nostre tradizioni e si integrino con il lavoro. Che abbiano l'obiettivo e l'orgoglio di diventare milanesi".

Quindi un messaggio alla giunta Pisapia: "Il rispetto dell'ambiente non può limitarsi a condannare il 'consumo di suolo pubblico', lasciando intere aree abbandonate a se stesse". Milano "deve essere libera di potersi sviluppare perché può generare lavoro e ricchezza". La città, ribadisce, "deve potersi sbloccare; può e deve essere una locomotiva, come è sempre stata". Ecco dov'è la "grande spaccatura tra noi e il centrosinistra, che è legata a due modelli profondamente diversi di vedere la città".

Il blocco di sinistra, dice, "è quello che ci ha portato alla mancanza di progetti futuri; il nostro invece guarda allo sviluppo della città e all'attenzione per le persone". Quindi aggiunge: "Tenere insieme una coalizione vuol dire tenere insieme ragioni diverse, non chi ha ragione e chi ha torto. Trovare una linea comune tra chi pensa che sia necessaria l'efficienza e chi pensa che sia necessario salvaguardare il lavoro. Tra chi ha a cuore l'ambiente e chi vuole lavorare allo sviluppo della città".

"Davanti a noi - conclude - abbiamo nuove sfide. La nostra posizione è chiara; dobbiamo solo spiegarla ai cittadini ascoltando al tempo stesso le soluzioni che loro stessi vogliono darci. Dobbiamo lavorare per far cadere i pregiudizi, aumentando la fiducia verso la nostra coalizione". E "quello che è successo a Milano è importante anche nell'ottica nazionale. Perché Milano è un modello e un laboratorio, lo è sempre stato negli anni passati e lo sarà anche per il futuro".

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