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Milano: Parisi, mia campagna in giallo per riaccendere speranze sul futuro/Adnkronos

26 febbraio 2016 | 17.51
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Stefano Parisi lancia la campagna in giallo
Stefano Parisi lancia la campagna in giallo

"Molti mi hanno chiesto chi me lo fa fare, ma è che dopo aver visto quattro partiti di centrodestra cercarmi e supportarmi insistentemente, ho cominciato a sentire il peso della responsabilità. Quella di mettere al servizio della 'cosa pubblica' la mia esperienza fatta di 15 anni di lavoro a Palazzo Chigi, di incarichi nella pubblica amministrazione, di dirigente a capo di una grande società e infine di imprenditore di un'azienda altamente innovativa che dà lavoro a 70 persone".

Stefano Parisi spiega così, durante un incontro al circolo milanese della stampa estera, ''la mia campagna in giallo'' e la decisione di scendere in campo alle prossime elezioni comunali in veste di candidato sindaco della città di Milano per il centrodestra. Una decisione "molto travagliata, per motivi professionali, anche per la mia vita privata, ma con la quale punto a riaccendere le speranze per il futuro".

Classe 1956, laureato in economia e commercio alla Sapienza di Roma, è stato, dal 1992 al 1997, a capo del dipartimento per gli Affari economici della presidenza del Consiglio dei ministri. Segretario generale del nuovo ministero delle Poste e Telecomunicazioni nella fase di apertura alla concorrenza del mercato della telefonia mobile, è stato anche capo del dipartimento per l'informazione e l'editoria della presidenza del Consiglio e membro del collegio sindacale della Rai.

Direttore generale del Comune di Milano dal 1997 al 2000, Parisi è stato direttore generale di Confindustria fino allo scorso luglio. E, confessa, "non avevo mai pensato di darmi alla politica". Solo che "a un certo punto della vita, arriva un momento in cui senti di doverti impegnare in prima linea per migliorare le cose che non ti piacciono".

Nato a Roma, "in molti me lo fanno notare", spiega di aver deciso di mettersi in gioco a Milano perché "è una città che mi ha dato molto, consentendomi di creare una storia di successo e di vivere un'esperienza importante al servizio della città". Il riferimento è all'incarico nella giunta guidata da Gabriele Albertini.

Ora, però, "la città è molto cambiata e il degrado è arrivato a livelli non più sopportabili. Intere aree sono state dimenticate. La paura e l'insicurezza che i cittadini percepiscono, specie nelle aree periferiche, non sono degni di una capitale europea. Per questo è da lì che dobbiamo tornare a ridare vita a Milano e ai milanesi".

Rivoluzione digitale, strumenti di rilancio del commercio e dell'edilizia, misure di sicurezza e nuove tecnologie, oltre a una profonda riorganizzazione dei rapporti con il governo di Roma sono i pilastri del programma elettorale di Parisi, anche se ci tiene a sottolineare che "la politica non è fatta solo di valutazioni economiche di bilancio". La politica "è fatta anche di bisogni e di speranze". E la campagna elettorale "è un momento molto importante per riattivare la voglia di pensare al futuro".

Per questo, sottolinea, "la campagna elettorale deve essere un momento il più possibile positivo, creativo e non di conflitto fine a sé stesso con gli altri candidati". Il confronto deve essere "civile, sano e leale". Perché "non servono gli scontri violenti e la strumentalizzazione dei problemi". Piuttosto "dobbiamo lavorare per riportare le persone a votare". Perché "il fatto che alle urne ormai ci vada solo il 60% dei votanti è una sconfitta per la democrazia". In questo senso "lavoreremo su grandi strategie per riavvicinare la politica ai cittadini".

Più che una campagna elettorale, dunque, quella di Parisi potrebbe essere una campagna di sensibilizzazione. L'obiettivo, il maggior coinvolgimento possibile da parte dei cittadini. Specie quelli più giovani. Ecco perché ad accompagnare la sua corsa a Palazzo Marino sarà una campagna in giallo, "un colore vivo, luminoso che guarda non solo al rapporto istituzionale con la città, ma anche ai giovani". Ai milanesi "chiederò un mandato per poter rappresentare i loro sogni, la loro speranza e i loro bisogni". perché "Milano è la città migliore dove creare un nuovo modello di governo che, sono convinto, sarà importante per tutto quanto il Paese".

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