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Volkswagen, alla guida del gruppo arriva Matthias Mueller

25 settembre 2015 | 13.53
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Ministero trasporti tedesco: "In Germania 2,8 mln di auto truccate"

Matthias Mueller (Afp) - AFP
Matthias Mueller (Afp) - AFP

Confermando le previsioni della vigilia, l'ad di Porsche Matthias Mueller è stato nominato - nel corso della riunione odierna del comitato di sorveglianza - alla guida del gruppo Volkswagen, in sostituzione del dimissionario Martin Winterkorn.

Particolarmente difficile il compito che spetta alla nuova guida operativa del colosso di Wolfsburg. Lo scandalo delle emissioni di Co2 si allarga infatti di giorno in giorno. Volkswagen rafforzerà i controlli interni in seguito allo scandalo sulle emissioni falsate che ha travolto il marchio automobilistico, ha detto Mueller. "Introdurremo regole più rigorose anche sulla governance del gruppo, così da fare in modo che uno scandalo del genere non potrà più accadere in futuro", ha detto il 62enne manager, ex capo di Porsche. "Il mio compito più urgente è quello di far riconquistare la fiducia al gruppo Volkswagen attraverso la massima trasparenza", ha detto dopo un incontro durato più di sei ore con il consiglio di sorveglianza della società, nella sede di Wolfsburg. "Possiamo superare questa crisi e rendere Volkswagen ancora più forte", ha aggiunto il nuovo ad, annunciando una possibile riunione straordinaria generale il prossimo 9 novembre.

Relazione tecnica avvertì l'Ue nel 2013 su emissioni falsate - Una relazione tecnica del 2013 aveva messo al corrente la Commissione europea della possibilità che i test sulle emissioni delle autovetture potevano essere alterati da "dispositivi" definiti "di disattivazione". Nel rapporto si parla dell'utilizzo di "dispositivi di manipolazione che possono attivare, modulare, ritardare o disattivare i sistemi di controllo delle emissioni" e migliorare di conseguenza "l'efficacia durante la prova delle emissioni". Gli autori della relazione raccomandavano quindi i test su strada dei veicoli, in quanto più efficaci contro strategie di manomissione da parte delle case automobilistiche, oltretutto rese illegali dalla Ue già dal 2007. La portavoce dell'esecutivo comunitario Lucia Caudet ha comunque ribadito che la "Commissione non fa le veci della polizia" con le sue normative, anche se ''gli Stati membri hanno comunque l'obbligo di rispettare la legislazione della Ue, tra cui il divieto esplicito sui dispositivi della frode".

Sarebbero circa 2,8 milioni di veicoli nella sola Germania le vetture del gruppo Volkswagen con sistemi di controllo delle emissioni 'truccati'. La stima è stata fornita da ministro dei Trasporti, Alexander Dobrindt. Oggi il governo di Berlino aveva comunicato di non escludere la possibilità di indennizzi ai consumatori che abbiano acquistato i modelli oggetto della manipolazione, dal momento che - ha spiegato un portavoce del ministero della Giustizia - tali vetture non rispettano le condizioni annunciate dal produttore.

Così come è possibile iniziare a stimare anche alcune ricadute per l'economia italiana. Il sistema fiscale italiano rischia un buco di oltre 700 milioni di euro per le possibili ripercussioni sul mercato dello 'scandalo Volkswagen'. Il dato emerge da una elaborazione Adnkronos su eventuale calo di oltre il 30 per cento nelle immatricolazioni degli ultimi mesi del 2015, dato considerato 'plausibile' dagli esperti del settore.

Intanto, le associazioni dei consumatori italiani non perdonano la casa tedesca. E mettono in campo tutti gli strumenti a disposizione per ottenere prima i chiarimenti necessari dalla casa tedesca e poi i risarcimenti a favore dei clienti italiani che ne possono derivare: diffide formali, richieste di incontro, pressing sul Governo e il Parlamento per accelerare sul fronte della class action.

Altroconsumo ha diffidato formalmente il gruppo di Wolfsburg, con una lettera inviata alla sede italiana e alle altre europee. L'associazione chiede che vengano esaudite alcune richieste formali entro i prossimi quindici giorni: interrompere le manipolazioni e le immissioni nel mercato di auto non in regola, risarcire i consumatori danneggiati e assicurare una totale trasparenza futura. In caso contrario, procederà con una class action. "Sempre più spesso sono tenute in considerazione le caratteristiche inquinanti delle automobili al momento dell’acquisto - sottolinea Altroconsumo - e i dati alterati hanno orientato, condizionandole, le scelte di consumo. Non solo ingannando gli acquirenti, ma anche tramutandoli in nuovi untori che hanno inconsapevolmente provocato danni ambientali. Di questo ci riserviamo di chiedere conto alla Volkswagen anche in sede penale".

La diffida giunge dopo le proteste di Federconsumatori e Adusbef, che sottolineano l'urgenza di mettere all'ordine del giorno l'entrata in vigore della nuova class action già approvata dalla Camera, perché "strumento indispensabile per tutelare in maniera efficace ed incisiva i cittadini coinvolti e per far ottenere loro i dovuti rimborsi". Secondo i presidenti Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, gli Italiani in possesso di auto Wolkswagen sono preoccupati di rimanere coinvolti nello scandalo e chiedono informazioni precise e dettagliate: quante auto dalle emissioni 'truccate' sono state distribuite in Italia e dove.

Di fronte alla situazione di allarme che si è diffusa in tutta Europa, la Commissione europea ha deciso di iniziare ad effettuare dal 1 gennaio 2016 dei test sulle emissioni su strada. Una scelta che ha subito trovato il supporto di Adiconsum, intenzionata ad incontrare Volkswagen: "Ribadiamo ancora una volta che i controlli devono essere condotti a campione dalle Authority nazionali, ognuna per la propria competenza - ha affermato il presidente Pietro Giordano - e rimaniamo fermi nella nostra richiesta di un incontro con Volkswagen Italia".

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