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M.O.: Nyt, l'avanzata dell'estremismo e la ritirata degli islamici moderati

19 giugno 2014 | 12.26
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M.O.: Nyt, l'avanzata dell'estremismo e la ritirata degli islamici moderati

(Aki) - L'elemento comune delle trasformazioni innescate dalla cosiddetta 'Primavera Araba' e' stata la vittoria delle forze islamiche nei Paesi in cui si sono volte elezioni, dalla Tunisia all'Egitto, dalla Libia al Marocco. Ma oggi , sottolinea David D. Kirkpatrick in un articolo sul New York Times, questi politici subiscono la battaglia determinata dei loro avversari politici, sono 'perseguitati' dai generali e dalle politiche delle petromonarchie. Oggi i jihadisti avanzano in ampie aree del Nord Africa e del Medio Oriente e hanno preso il controllo del territorio a cavallo del confine tra Siria e Iraq, dove sperano di creare un califfato.

''I diritti possono essere ripristinati solo con la forza'', annunciava lo scorso anno lo 'Stato islamico dell'Iraq e del Levante' (Isil) dopo la destituzione in Egitto da parte dei militari del presidente Mohamed Morsi, espressione dei Fratelli Musulmani. Gli islamici, secondo l'Isil, devono scegliere ''tra le cassette di munizioni e le urne'' e ''negoziare nelle trincee invece che negli alberghi''. Per il gruppo i Fratelli Musulmani sono ''un partito laico con gli abiti islamici'', considerato ''piu' malvagio e astuto dei laici''.

Ostacolati dalla vecchia guardia ed eclissati dai jihadisti, gli islamici moderati in Egitto, Libia e Yemen e tra l'opposizione siriana si ritrovano ai margini e - scrive Kirkpatrick - discutono su quali siano stati gli errori e su come far risorgere i loro movimenti. Anche in Siria i ribelli moderati e laici sono stati messi all'angolo dagli estremisti nella loro battaglia contro il regime di Bashar al-Assad. In Libia, Siria, Yemen e Tunisia la violenza dei militanti ultraconservatori, osserva l'articolo, sta ostacolando gli sforzi per la costruzione di stati democratici inclusivi. (Segue)

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