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Moda, le donne non ci stanno: è il corpo che fa l’abito

13 novembre 2014 | 16.43
LETTURA: 3 minuti

Di recente, qualcuna si è anche ribellata alle campagne più estreme che individuano la bellezza femminile nell’unico numero di taglia possibile, attribuendo l’aggettivo “perfetto” a quell’unico corpo che può indossare quell’unico capo di abbigliamento

Moda, le donne non ci stanno: è il corpo che fa l’abito

Avere il corpo che calza la misura zero, quella per la quale vale la pena fare mille sacrifici. E’ il sogno di tante ragazze e di tante donne, bombardate dalle immagini e dai messaggi della moda internazionale dominante o almeno di gran parte di questa.

Di recente, qualcuna si è anche ribellata alle campagne più estreme che individuano la bellezza femminile nell’unico numero di taglia possibile, attribuendo l’aggettivo “perfetto” a quell’unico corpo che può indossare quell’unico capo di abbigliamento. Da Leeds le studentesse Frances, Gabriella e Laura hanno fatto partire una petizione su change che in poche ore ha costretto Victoria’s Secret a scusarsi per l’ultima campagna sul reggiseno “body”.

Spesso le donne sognano per tutta la vita di riuscire un giorno ad entrare in quel tubino o quei pantaloni che sono disegnati per modelli irraggiungibili.

In molti casi questi eccessi partono da un unico e ricorrente presupposto: “l’abito fa la donna”.

E se si rovesciasse il concetto? E se considerassimo invece l’idea stabilendo che deve essere la donna a fare l’abito?

Nell'universo moda dove tutti proclamano la propria originalità a parole ma pochi si rendono conto di uniformarsi, magari inconsapevolmente, agli imperativi dettati dalle tendenze del momento,

c’è anche chi sembra andare controtendenza, opponendosi all'omologazione in cui si ritrovano intrappolate ogni giorno migliaia di donne.

Motivi, ad esempio, ha lanciato Made on Me, creando una capsule collection, dove ogni idea di abito, all’interno di ogni taglia, viene declinata in tre differenti shape che esaltano tre diverse silhouette femminili: dalla “diamante” disegnata per valorizzare la vita e le spalle delle donne con ampi fianchi, si passa alla “perla”, ideata per accompagnare la vita e il seno delle donne con il girovita più arrotondato, fino alla forma “sirena” pensata per esaltare la silhouette delle donne dal fisico a “clessidra”. Nella sua semplicità il messaggio di questa iniziativa promette una grande rivoluzione perché al classico concetto di “taglia”, affianca il concetto di “taglio”, ossia di proporzione del corpo.

In questo caso è il vestito ad adattarsi al fisico della donna e non viceversa ma senza dover ricorrere al sarto. Si tratta del modo diverso di scegliere il proprio abito.

Sono questi segnali in controtendenza che misurano anche una nuova maturità da parte delle donne e in particolare delle più giovani, nel comprendere che la bellezza sta proprio nel distinguersi dalle altre donne, nella propria unicità.

(Testo scritto in collaborazione con Motivi - Gruppo Miroglio)

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