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Mogadiscio, 21 anni fa la battaglia di check point Pasta. Paglia: "Nulla è cambiato"

02 luglio 2014 | 14.20
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L'ex parlamentare, medaglia d'oro al valor militare, ricorda l'anniversario del conflitto a fuoco che il 2 luglio 1993 costò la vita a tre militari italiani e che a lui, gravemente ferito con altri 20, costò l'uso delle gambe: "Chi muore per tenere fede a un giuramento alla Patria deve essere ricordato". Inaugurato in Somalia il Monumento ai Caduti

Mogadiscio, 21 anni fa la battaglia di check point Pasta. Paglia:

Il 2 luglio "è una data che mi ha cambiato la vita ma, nonostante l'incidente, posso dire che è cambiata in meglio. Sono tra quei fortunati che è tornato a casa". Il tenente colonnello Gianfranco Paglia, ex parlamentare e medaglia d'oro al valor militare, ricorda con l'Adnkronos quella che venne definita 'la battaglia del check point Pasta', scontro a fuoco che il 2 luglio del 1993 coinvolse le truppe italiane a Mogadiscio e provocò la morte di tre soldati italiani e il ferimento di altri 21. La missione aveva lo scopo di stabilizzare la situazione in Somalia, a fronte di un crescente stato di caos e di grave carestia. Dopo più di venti anni "purtroppo nulla è cambiato - spiega - nonostante i paracadutisti italiani siano tornati con la missione Eutm. E' il prezzo che si paga quando si chiude troppo in fretta una missione, le conseguenze sono queste".

In ricordo della giornata è stato inaugurato oggi il Monumento ai Caduti, donato dall'Anpdi della Lombardia alla Caserma Ugo Mara di Solbiate Olona, e attraverso un collegamento con i militari italiani a Mogadiscio, sono state ricordate le fasi della battaglia. "Oggi è una giornata importante - continua Paglia - abbiamo ricordato i morti, e il collegamento con i colleghi che si trovano a Mogadiscio è stato molto sentito, a dimostrazione che i nostri eroi caduti non verranno mai dimenticati. E' quello che deve fare un Paese serio e il nostro lo è".

"Chi muore per tenere fede a un giuramento alla Patria deve essere ricordato. Ed è importante sapere che lo Stato non si dimentica di chi indossa un'uniforme", rimarca Gianfranco Paglia, orgoglioso di "essere riuscito, nonostante tutto, a continuare a indossare l'uniforme anche dopo l'incidente" che lo ha costretto sulla sedia a rotelle. "Ora sono sereno", dice, ma "le persone eccezionali sono i familiari dei colleghi morti: mostrano una dignità nel portare avanti il loro lutto che merita rispetto, considerazione e apprezzamento. Vivono con fierezza il sacrificio dei loro familiari".

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