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Mondo della Cultura. Attacco al volontariato

13 aprile 2021 | 18.45
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Mondo della Cultura. Attacco al volontariato

“Una ferma contrarietà a un documento che oseremmo definire aberrante e che dipinge l’attività del volontario, in ambito culturale, in concorrenza sleale con i professionisti del settore.

Fratelli d’Italia si opporrà con tutte le forze alla pubblicazione della risoluzione finale a seguito dell’indagine conoscitiva (“Affare assegnato 245”) svolta dalla Settima Commissione del Senato con anche audizioni in presenza avviate il 24 settembre 2019 e protratte poi per oltre un anno”, così hanno dichiarato alla stampa il nostro Presidente nel suo ruolo di Senatore insieme con l’On. Maria Teresa Bellucci, Responsabile Dipartimento Terzo Settore di Fratelli d’Italia il Senatore Antonio Iannone e i Deputati Paola Frassinetti e Federico Mollicone, membri delle Commissioni Cultura di Senato e Camera.

“Nonostante nelle premesse vi siano astratti e generici riconoscimenti sul valore del volontariato – sottolineano ancora - nel dispositivo vi è un duro attacco sul ruolo che il volontariato svolge concretamente nel settore della tutela e della valorizzazione dei beni culturali, accusato di favorire situazioni di sfruttamento “in nero” di questi lavoratori.

Appare chiaro come il relatore del documento si sia appiattito sulle preoccupazioni delle organizzazioni di categoria dei professionisti operanti nel campo dei beni culturali, ignorando, invece, quanto è stato dichiarato in sede di audizione dalle più importanti organizzazioni del Terzo Settore che operano in questo campo.

Ricordiamo che nel Codice del Terzo Settore (d.lgs. 117/2017) ci sono tutti i presidi normativi utili a contrastare fenomeni di utilizzo illecito della figura del volontario, anche nel campo di beni culturali. I volontari, infatti, devono essere iscritti in appositi registri tenuti dalle ODV (Organizzazioni di volontariato) o dalle APS (Associazioni di promozione sociale) e non possono in alcun caso ricevere una qualche forma di retribuzione.

E ricordiamo altresì che il volontariato e l’associazionismo sono una benedizione per la tutela dei beni culturali, perché senza queste energie spontanee e ispirate alla cultura del dono, una buona parte del nostro patrimonio archeologico e monumentale sarebbe abbandonato a sé stesso o agli appetiti di coloro che vogliono semplicemente sfruttarlo con iniziative commerciali fuori controllo”.

APPROFONDIMENTO

Lo schema di risoluzione sull’Affare Assegnato n. 245 sul rapporto tra volontariato e professioni nel settore dei beni culturali, va respinto con decisione perché rappresenta una rozza e aprioristica messa sotto accusa dell’impegno del volontariato in questo settore, per i seguenti motivi:

Nonostante nelle premesse vi siano astratti e generici riconoscimenti sul valore del volontariato come “fenomeno sociale importante”, nelle ulteriori valutazioni ed infine nel dispositivo vi è un duro attacco sul ruolo che il volontariato svolge concretamente nel settore della tutela e della valorizzazione dei beni culturali, accusato di fare concorrenza sleale ai professionisti del settore e di favorire situazioni di sfruttamento “in nero” di questi lavoratori.

Nel definire queste posizioni la Relatrice si appiattisce sulle legittime preoccupazioni delle organizzazioni di categoria dei professionisti operanti nel campo dei beni culturali, ignorando, invece, quanto è stato dichiarato in sede di audizione dalle più importanti organizzazioni del Terzo Settore che operano in questo campo come il “FAI Fondo Ambiente Italiano” e “Italia Nostra” (mentre il documento di Archeoclub non risulta agli atti) che invece hanno dimostrato come il volontariato sia una risorsa fondamentale e insostituibile nella tutela e nella valorizzazione dei beni culturali, rappresentando di fatto un argine alle tentazioni di trasformare questa attività in un pure e semplice business commerciale.

In realtà nel Codice del Terzo Settore (d.lgs. 117/2017) ci sono tutti i presidi normativi utili a contrastare fenomeni di utilizzo illecito della figura del volontario, anche nel campo di beni culturali. I volontari infatti devono essere iscritti in appositi registri tenuti dalle ODV (Organizzazioni di volontariato) o dalle APS (Associazioni di promozione sociale) e non possono in alcun caso ricevere una qualche forma di retribuzione. Per questo motivo la figura del volontario non può essere utilizzata per legge né per fare concorrenza sleale ai professionisti, né per coprire forme di precariato e di sfruttamento di queste categorie professionali. Responsabili in prima persona di queste garanzie sui volontari sono proprio le Associazioni e le Reti associative e quindi ipotizzare, come scrive la Risoluzione in questione, che “lo sfruttamento dei professionisti arriva al punto, oggi, di costringerli a passare per volontari” è un esplicito atto di accusa contro il mondo del Terzo Settore che favorirebbe diffuse situazioni di violazione della legge.

Ancora, scrivere nella Risoluzione che “bisogna respingere la tentazione di assumere a ‘sistema’ il volontariato (anche qualificato) (…) per compiti istituzionali come la tutela dei beni culturali, con il rischio di disapplicare l’esplicito mandato costituzionale, di cui all’art.9 della Costituzione” significa, al contrario, negare il principio di sussidiarietà orizzontale tutelato dall’ultimo comma dell’Art. 118 della Costituzione: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.

In realtà la mozione avrebbe dovuto concentrare la propria attenzione non sul volontariato – su cui è sufficiente chiedere il rispetto di quanto previsto nel Codice del Terzo Settore – ma sulle tutele normative delle professioni nel settore dei beni culturali. È il Codice dei Beni Culturali (d.lgs. 42/2004) che deve definire con più precisione “l’ambito delle attività riservate alle professioni nei beni culturali” (vedi documento del FAI) per dare una risposta alle legittime preoccupazioni delle organizzazioni di categoria di questi lavoratori.

In ogni caso il volontariato e l’associazionismo sono una benedizione per la tutela dei beni culturali, perché senza queste energie spontanee e ispirate alla cultura del dono, una buona parte del nostro patrimonio archeologico e monumentale sarebbe abbandonato a sé stesso o agli appetiti di coloro che vogliono semplicemente sfruttarlo con iniziative commerciali fuori controllo. Questa azione positiva e indispensabile è totalmente prevalente rispetto all’esistenza – in questo campo molto più circoscritta di altri ambiti della vita sociale – di abusi che vanno combattuti con le disposizioni di legge già in vigore.

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