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Mondo Rai/Appuntamenti e novità

24 gennaio 2022 | 22.48
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(Fotogramma/IPA)
(Fotogramma/IPA)

“Viaggio senza Ritorno”, una puntata di “Ulisse – Il piacere della scoperta” che ha già conquistato e commosso il pubblico, andrà in onda su Rai1 domani alle 21.25. Alberto Angela racconta il lungo viaggio senza ritorno delle donne, dei bambini e degli uomini ebrei che il 16 ottobre 1943 furono catturati a Roma dalle SS e portati in treno ad Auschwitz e in altri campi di sterminio. Nel corso della puntata si sentiranno le testimonianze di alcuni abitanti dell’ex ghetto della capitale, allora bambini, scampati alla razzia del sabato nero di Roma per una pura fatalità o grazie alla solidarietà di cittadini non ebrei. Ma nei giorni seguenti altri ebrei, rom, omosessuali e oppositori del regime in altre parti d’Italia subirono la stessa sorte. Pochi scamparono alla cattura e pochissimi sopravvissero agli stenti e gli orrori dei campi di sterminio. Tra loro la senatrice a vita Liliana Segre e Sami Modiano, catturato in Grecia. Entrambi racconteranno i loro ricordi del viaggio verso i campi di sterminio: Liliana Segre su un treno merci partito dal tristemente famoso binario 21 della stazione di Milano e Sami Modiano su un battello salpato da Rodi e usato fino a quel momento per il trasporto del bestiame. La loro storia converge e abbraccia quella dei sei milioni di ebrei europei sterminati per volere del Terzo Reich. E se c’è un posto dove lo sterminio si è concretizzato nella sua brutalità più infernale e disumana, quello è proprio il campo di sterminio si Auschwitz-Birkenau. Alberto Angela dalla Polonia mostrerà come e dove vivevano i pochi sopravvissuti ai treni della morte e la tragica fine che invece spettava a chi all’arrivo nel campo era destinato alle camere a gas. L’incomprensibile macchina di sterminio nazista, tanto illogica quanto fredda, calcolatrice ed efficiente, richiama alla mente il verso di una poesia della poetessa polacca Wislawa Szymborska, Nobel per letteratura: “Lo dicono cieco, ma l’odio ha la vista acuta di un cecchino”. E l’odio, la soluzione finale con la quale venne deciso di sterminare gli ebrei, i simboli del potere e il cuore della tragedia dell’Olocausto sono rinchiusi nella città che più ha dovuto fare i conti con un passato difficile: Berlino. La capitale tedesca è però anche il luogo dove oggi si possono trovare diversi monumenti che commemorano la Shoah, come il Museo ebraico e il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa. Qui, nel centro informativo che Ulisse ha visitato, campeggia una frase di Primo Levi sull’Olocausto che suona come un monito per tutta l’umanità: “E’ accaduto quindi può riaccadere di nuovo”.

Il miracolo di una vita, laddove tutto parlava solo di morte: la storia di Estare Weise, concepita dai genitori ad Auschwitz - contro ogni regola - e venuta alla luce in un altro campo, il giorno prima che venisse liberato dagli alleati. Una storia tra le quindici raccontate da altrettanti ebrei sopravvissuti alla Shoah e ai campi di concentramento - alcuni dei quali parlano per la prima volta - nel documentario “Testimoni di Auschwitz” realizzato nel 2020 per il 75° Anniversario della Liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, in onda domani alle 21.10 su Rai Storia, introdotto e contestualizzato dal professor David Bidussa. La maggior parte di quei quindici testimoni, allora, erano bambini o poco più, deportati insieme alla famiglia e destinati a convivere con la perdita dei propri genitori, con gli stenti e il lavoro forzato, con la visione della morte, con il bivio quotidiano, quanto casuale, tra la vita e le camere a gas. Attraverso le parole dei sopravvissuti – e utilizzando per la prima volta immagini a colori del campo di Auschwitz e di altri momenti della Shoah – il documentario ripercorre la storia dell’Olocausto, in quell’escalation di violenza inarrestabile e di odio antisemita che dalla Notte dei Cristalli arrivò alla deportazione e “soluzione finale”, passando per la creazione degli 800 ghetti europei. Una violenza alla quale resistere – ricordano i testimoni – cercando la vita nelle piccolissime cose di ogni giorno e nei piccoli gesti di solidarietà reciproca, come la condivisione di un semplice pezzo di pane.

Oltre quattrocento opere che offrono un’ampia panoramica dell’arte italiana del XX e del XXI secolo, con elementi che la rendono una collezione unica al mondo: è la Collezione Farnesina, al centro del documentario prodotto da Rai Cultura “La diplomazia dell’arte” diretto da Alessandro Perozzi, con la consulenza di Anna Villari, in onda domani alle 19.15 su Rai5. La Collezione Farnesina nel 2019 ha compiuto vent’anni dal suo avvio ufficiale. È una collezione molto particolare, frutto di una stretta collaborazione con artisti, i loro eredi, fondazioni o gallerie che prestano le loro opere con un contratto di comodato gratuito. Ma la Farnesina è anche un luogo visitato da un pubblico d’eccezione: Capi di Stato stranieri, Ambasciatori, rappresentanti delle maggiori Istituzioni italiane e internazionali, che vengono accolti in un ambiente prestigioso, arredato con meravigliosi esempi della produzione artistica italiana più recente, che è anche un veicolo di promozione dell’Italia. In un momento in cui il peso degli Stati si misura anche in termini di prestigio culturale, questa collezione d’arte diventa un importante strumento di diplomazia internazionale. Anche per questo la scelta delle opere a volte si orienta su quelle che, più di altre, sanno rappresentare i temi di interesse delle agende internazionali su cui il nostro Paese è presente: la povertà, il rapporto con il Mediterraneo, l’emergenza ecologica, i diritti umani. Un documentario raccontato attraverso le parole degli stessi artisti, dai grandi nomi dell’arte contemporanea italiana come Michelangelo Pistoletto, Mimmo Jodice, Giosetta Fioroni, ai più giovani come Pietro Ruffo, Davide Monaldi, Elena Bellantoni, Salvatore Iaconesi e Oriana Persico.

Su Rai Movie 'Bye bye Germany' - Su Rai2 a 'Un’ora sola vi vorrei' ospite Luca Barbarossa Rai Movie dedica, nella settimana in cui ricorre il Giorno della Memoria, una programmazione speciale per non dimenticare uno dei momenti più tragici della storia dell’umanità: la Shoah. Una serie di film per raccontare la persecuzione degli ebrei e per scongiurare nelle memorie i tentativi di rimozione dell’olocausto. Domani alle 23.20 sul canale 24 del digitale terrestre andrà in onda il film “Bye bye Germany”. A Francoforte, nell’immediato dopoguerra, alcuni ebrei sopravvissuti ai lager tentano di racimolare il denaro per andarsene negli Stati Uniti, ma la persona a cui si sono affidati potrebbe avere un passato da collaborazionista. Una commedia di taglio fiabesco per affrontare l’indicibile in modo leggero e profondo. Il film, diretto da Sam Garbarski, è ispirato al romanzo Teilacher dello scrittore svizzero-tedesco Michel Bergman. Il cast è composto da Moritz Bleibtreu, Antje Traue, Tim Seyfi, Mark Ivanir, Anatole Taubman, Hans Löw, Pál Mácsai e Tania Garbarski.Quarto appuntamento con “Un’ora sola vi vorrei”, il one man show di Enrico Brignano in onda domani in prima serata, alle 21.20, su Rai2 che rilegge il mondo e la contemporaneità con ironia, senza rinunciare all’empatia. L’attore comico e conduttore romano sarà in studio con nuovi racconti di satira e di costume, accompagnato dalla musica della resident band, capitanata dal Maestro Andrea Perrozzi, e dalle coreografie di Thomas Signorelli. Enrico Brignano ricorderà i primi concerti dei Beatles, avvenuti sessant’anni fa, quando sul palco di un locale ad Amburgo si esibivano alternandosi a un giovanissimo Mino Reitano. Il famoso gruppo inglese offrirà quindi lo spunto anche per parlare di Londra e delle sue stranezze più intime. Ospite della puntata sarà Luca Barbarossa, che canterà i suoi grandi successi e un omaggio ai Fab Four. Tornerà l’attore comico Alessandro Betti che vestirà i panni di un improbabile figlio segreto di John Lennon. Nella parte finale, a Casa Brignano, Enrico e Flora Canto faranno progetti per il loro futuro matrimonio.Proseguono su Isoradio, il martedì e giovedì alle 17, i viaggi de “L’autostoppista” Igor Righetti, con, a bordo dell’auto, nuovi personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo. Per questo suo format crossmediale innovativo che ha riscosso grande successo, Righetti si è ispirato all’esilarante commedia “Il tassinaro” diretta e interpretata nel 1983 da suo cugino Alberto Sordi. Gli autostoppisti di questa settimana saranno, domani martedì 25 gennaio, il giornalista Vittorio Feltri e il fondatore e direttore di Geeks Academy, Antonio Venece. Mercoledì 26 gennaio sarà la volta della giornalista, scrittrice e conduttrice radiotelevisiva Cinzia Tani, dell’influencer Lorenzo Castelluccio e dell’autore televisivo Michele Presutti. Per lo spazio dedicato agli animali, ai loro diritti e alle loro storie saliranno anche a bordo Claudia Fachinetti e Silvia Gottardi, autrice e co-autrice con Linda Ronzoni del libro “Vito, il gatto bionico”. Giovedì 27 gennaio infine, a raccontarsi a Righetti saranno lo stilista Renato Balestra che parlerà di eleganza e buon gusto e spiegherà perché è tornato di moda il vintage e Roberto Brandolini, “station manager” e speaker di “Radio Calima”, emittente di Gran Canaria rivolta agli italiani. “L’autostoppista” può essere ascoltato sulle frequenze di Rai Isoradio (103.3 e 103.5), su RaiPlay Sound (www.raiplaysound.it/isoradio), tramite la app di Radio Rai e in podcast sul sito di Rai Isoradio.

Su Rai5 'Il labirinto del silenzio' - Su Rai3 'Passato e Presente'In Germania, negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, alcune istituzioni tedesche decidono di portare avanti una cospirazione per occultare i crimini di Auschwitz. Nel 1958, a Francoforte, il giovane Pubblico Ministero Johann Radmann s'imbatte in alcuni documenti che lo aiutano ad avviare il processo contro diversi militari delle SS che hanno prestato servizio ad Auschwitz. Il film di Giulio Ricciarelli “Il labirinto del silenzio” - in onda domani alle 21.15 su Rai5, senza interruzioni pubblicitarie e disponibile in lingua originale – è la storia, basata su fatti reali, di Radman e dei suoi sforzi per assicurare i responsabili alla giustizia. Nel cast, Alexander Fehling, André Szymanski, Friederike Becht, Johannes Krisch, Hansi Jochmann. Alphonse Gabriel Capone nasce a Brooklyn il 17 gennaio 1899. E’ figlio di emigrati italiani e cresce nell’ambiente povero e degradato degli slums. Grazie a John Torrio, un capo banda di Brooklyn, entra nella banda dei Five Pointers e si avvia verso la strada del crimine. Nel 1920, su invito di John Torrio, che gestisce gli affari illeciti del boss Big Jim Colosimo, si sposta a Chicago. Con l’entrata in vigore della legge sul proibizionismo Capone e Torrio mettono in piedi il più grande giro di affari illegale legato alla produzione e allo spaccio degli alcolici. Un personaggio al centro di “Passato e Presente”, in onda domani alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia, con Paolo Mieli e il professor Ferdinando Fasce. Nel 1923 scoppia la cosiddetta “guerra della birra” tra le diverse gang che si contendono le varie fette del mercato. Quella che ne scaturisce è una lunga scia di sangue che si concluderà nel 1925 con la presa del potere di Al Capone. Il federal Bureau di Edgar J. Hoover gli dà la caccia, ma incastrare Capone, per i suoi omicidi o per il contrabbando, non è facile. Dopo un lungo lavoro, gli investigatori del dipartimento del Tesoro riescono a trovare piccole prove e incriminarlo per evasione fiscale. Il 18 ottobre 1931 Capone viene condannato a 11 anni di carcere. Dopo l’8 settembre 1943, decine di migliaia di ufficiali, sottufficiali e soldati italiani vennero catturati dai tedeschi che erano stati, fino a quel momento, i loro alleati. Oltre settecentomila furono i deportati in Germania e in Polonia, in ventimila morirono nei campi di prigionia. A loro - gli lnternati Militari ltaliani - è dedicato il documentario “Ho scelto la prigionia”, firmato da Francesco Conversano e Nene Grignaffini, in onda domani alle 22.10 su Rai Storia, in sostituzione della serie "L'Italia della Repubblica". Filo conduttore del documentario sono le immagini fotografiche scattate clandestinamente dal tenente Vittorio Vialli. Durante l’internamento, Vialli diventa una sorta di “fotografo clandestino” che gode della solidarietà dei compagni di prigionia e realizza una sorta di “reportage”, unico in tutta Europa. Sono quattrocentocinquanta scatti fotografici, sviluppati e stampati solo alla fine della guerra, all’interno dei quali è evidente un suo personale sguardo e “punto di vista” estetico e formale sull’avvenimento fotografato. La documentazione fotografica comincia il primo giorno della sua cattura, l’8 settembre del ‘43, e termina il giorno della sua liberazione, quando ritorna in Italia nel settembre del ‘45 e scatta l’ultima foto al Brennero. Attraverso le foto di Vialli, rivive la triste vicenda comune a centinaia di migliaia di prigionieri italiani; le sue fotografie raccontano la vita quotidiana dei soldati durante la prigionia, dalla lotta per la sopravvivenza fino al loro ritorno a casa. Il racconto è arricchito dai frammenti dei diari scritti da militari internati nei lager tra cui quello di Giorgio Raffaelli e dello scrittore Giovanni Guareschi, compagno di prigionia di Vialli.

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