Nel 2015 crescita in calo nei paesi del G20 con un Pil che salirà del 2,7% contro il +2,9% dello scorso anno: ma l'Italia resterà lontana con un dato intorno all'1%. E' la stima formulata dall'agenzia Moody's nel rapporto trimestrale 'Global Macro Outlook' in cui evidenzia il peso del rallentamento della Cina sullo scenario globale.
Per la seconda economia mondiale Moody's vede nel 2015 un Pil in crescita del 6,8% che il prossimo anno dovrebbe scendere al 6,5% per attestarsi alla fine del decennio intorno al 6%. L'agenzia, comunque, per il momento non prevede grosse ricadute sul Pil dalla brusca caduta delle borse cinesi ne' dalla svalutazione del renminbi avviata la scorsa settimana.
Quanto al nostro paese, per Moody's una crescita intorno all'1% (inferiore al +1,5% stimato per l'intera Eurozona, che beneficerà della debolezza della moneta unica e del calo dei prezzi energetici) non "sarà sufficiente a ridurre la disoccupazione in modo significativo".
Inoltre, sull'area dell'euro - che secondo l'agenzia non mostra "prove di un deciso aumento degli investimenti, della produttività e dell'occupazione" - pesa l'incognita di una Grecia che si avvia verso una "grave recessione".
Assai diverso lo scenario per gli Usa, che quest'anno dovrebbero mettere a segno un Pil al +2,4% per poi salire nel 2016 al +2,8 grazie all'andamento positivo del mercato del lavoro, dei profitti delle società, della domanda interna e delle condizioni finanziarie.
A livello di G20 la stima di Moody's per il prossimo anno è di un Pil in crescita del 2,9% con un prezzo del petrolio ancora in discesa a 55 dollari al barile in media contro i 57 del 2015.
