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Morto l'architetto Paolo Portoghesi, aveva 92 anni

30 maggio 2023 | 11.36
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Principale esponente del Postmodernismo in Italia, si è spento nella sua casa di Calcata. Funerali giovedì nella chiesa dei Santi Cornelio e Cipriano, da lui progettata

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L'architetto Paolo Portoghesi è morto questa mattina nella sua casa di Calcata (Viterbo) all'età di 92 anni. L'annuncio della scomparsa è stato dato dalla moglie, l'architetto Giovanna Massobrio, all'Adnkronos. Docente universitario e progettista di fama internazionale, Portoghesi è stato il principale esponente del Postmodernismo in Italia.

L'attività di Portoghesi si è svolta parallelamente sui versanti della ricerca storica e della progettazione architettonica, puntando alla reintegrazione della memoria collettiva nella tradizione dell'architettura moderna. Tra le sue opere più note figurano la Moschea e il Centro culturale islamico a Roma (1984-95) e il quartiere Rinascimento nel Parco Talenti a Roma (2001).

Nato a Roma il 2 novembre 1931 e laureatosi nel 1957, Portoghesi ha insegnato Storia della critica dal 1962 al 1966 all'Università di Roma "La Sapienza", dal 1967 al 1977 è stato professore di storia dell'architettura presso il Politecnico di Milano, di cui è stato preside dal 1968 al 1976. Dal 1995 ha insegnato progettazione presso la Facoltà di Architettura dell'Università "La Sapienza" di Roma, di cui era professore emerito. Ha diretto il settore architettura della Biennale di Venezia (1979-82), di cui è anche stato presidente (1983-93). Nell'ultimo trentennio Portoghesi è stato anche uno dei principali teorici della 'geoarchitettura', una disciplina, secondo le sue parole, che "cerca di correggere il rapporto architettura-natura sulla base di una nuova alleanza: l'uomo deve smettere di costruire secondo una logica puramente economica che produce spreco di energia, inquinamento e sfruttare il patrimonio degli antichi borghi invece di abbandonarli alla distruzione".

Autorevole studioso della "Roma Barocca" (questo il titolo di un suo saggio fondamentale del 1966), in cui racconta le vicissitudini della città tra il 1600 e il 1750, e specialista degli architetti Guarino Guarini e Francesco Borromini, Portoghesi ha inoltre fondato e diretto riviste come "Controspazio", "Eupalino" e "Materia". Nominato nel 2002 Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana, era socio nazionale dell'Accademia dei Lincei (2000) e dal 1977 socio dell'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti per l'attività svolta, figurano il Premio IN/Arch per la critica storica; la medaglia d'oro della Fondazione Manzù (1971); il Premio Reggia di Caserta (1973); il Premio Fregene (1981); la laurea honoris causa dell'università di Losanna (1984); la Legion d'Onore (1985); il premio Campidoglio per la cultura (2005).

Alla sua attività di storico, teorico e critico si devono testi quali: "Guarino Guarini" (1956), "Borromini, architettura come linguaggio" (1967); "Roma del Rinascimento" (1970); "Album del Liberty" (1975); "L'angelo della storia. Teorie e linguaggi dell'architettura" (1982); "Postmodern. L'architettura nella società postindustriale" (1982); "La piazza come 'luogo degli sguardi'" (1990); "I grandi architetti del Novecento" (1998); "Architettura e natura" (1999); "Geoarchitettura" (2005).

Tra le sue opere di architettura vanno ricordate: casa Baldi a Roma (1959), casa Andreis a Scandriglia (1963); casa Papanìce a Roma (1967); Istituto tecnico industriale a L'Aquila (1968); chiesa della Sacra Famiglia a Salerno (1968); Centro sociale con biblioteca civica ad Avezzano (1969); Moschea e Centro culturale islamico a Roma (1976-91); sede dell'Accademia di belle arti a L'Aquila (1978); complesso residenziale Enel a Tarquinia (1981); padiglione termale a Montecatini (1987); Teatro comunale di Catanzaro (1988); edifici termali a Nocera Umbra (1989); piazza Leon Battista Alberti a Rimini (1990); torri di Pietralata per lo Sdo di Roma (1996); chiesa di Santa Maria della Pace a Terni (1997); quartiere Rinascimento nel Parco Talenti a Roma (2001); progetto per la torre di Shangai (2006); progetto per la ristrutturazione di piazza San Silvestro a Roma (2011); campus del Centro di riferimento oncologico di Aviano (2016); complesso interparrocchiale della chiesa di San Benedetto a Lamezia Terme (2019).

Esposizioni sulle sue opere architettoniche si sono tenute alla Triennale di Milano, alla Biennale di Venezia (1977), al Bauzentrum di Vienna, alla Hochschule für Bildende Kunste di Amburgo, e inoltre a Berlino, Karlsruhe, Bielefeld, Gottinga, Osaka, Kassel, Parigi, New York, San Francisco, Milano e lungo via Giulia a Roma.

Tra le sue pubblicazioni più recenti si ricordano: "Roma/amoR. Memoria, racconto, speranza" (2019); "Poesia della curva" (2020); "Abitare poeticamente la terra. La casa, lo studio e il giardino di Calcata" (2022). In quest'ultimo libro con la collaborazione della moglie Giovanna Massobrio racconta il 'piccolo mondo' di Calcata, il borgo sulla rupe tufacea, dove l'architetto arrivò nel 1974 per la prima volta e che lui ha rianimato con la sua dimora, dove sono confluite tutte le forme tipiche dell'architettura di Portoghesi, che qui ospita anche il suo studio e la biblioteca personale e dove infine ha realizzato ex novo un 'giardino delle meraviglie'.

I FUNERALI NELLA CHIESA DI CALCATA PROGETTATA DA PORTOGHESI

I funerali di Paolo Portoghesi si terranno giovedì 1 giugno, alle ore 11,30. Lo fa sapere la sua famiglia tramite l'Adnkronos. Secondo il desiderio del grande architetto, le esequie funebri si terranno a Calcata, dove viveva stabilmente da tre decenni, nella chiesa dei Santi Cornelio e Cipriano, progettata dallo stesso Portoghesi.

L'ULTIMA INTERVISTA

E' il 'piccolo mondo' di Calcata, il borgo sulla rupe tufacea, in provincia di Viterbo, che Paolo Portoghesi, professore emerito della Facoltà di Architettura dell'Università "La Sapienza" di Roma, racconta nel suo ultimo libro dal titolo "Abitare poeticamente la terra" (Gangemi Editore, 2022), scritto con l'architetto Giovanna Massobrio, che non è solo la moglie ma anche la complice e la collaboratrice professionale di un grande architetto dal cursus honorum straordinario.

Già dal sottotitolo di questo volume di 400 pagine ("La casa, lo studio e il giardino di Calcata") si capisce che i due autori raccontano la vicenda che li ha portati a vivere a Calcata, nella valle del Treja, in un primo tempo, come luogo in cui rifugiarsi nei giorni di festa e poi, mano a mano, come luogo in cui abitare in permanenza. La scelta di lasciare Roma è stato, paradossalmente, un atto d'amore verso la città, "per denunciare la perdita, provvisoria speriamo, del calore accogliente in cui le mura e gli uomini si confrontano e vivono in simbiosi".

Paolo Portoghesi ha concesso un lungo colloquio alll'Adnkronos in occasione dell'uscita della sua ultima opera, pubblicato dall'agenzia di stampa il 1 aprile 2022. "Il libro è il racconto di un'esperienza di vita vissuta - ha detto l'architetto nell'intervista - Il distacco dalla città è avvenuto gradualmente, mano a mano che Roma stava diventando quello che oggi è: una città splendida per chi arriva da lontano e difficile per chi ci vive, soprattutto per chi ricorda la città di 40 o 50 anni fa, quando Roma era una capitale della cultura e dell'arte. La scelta di Calcata, in ogni modo, è stato un atto di amore per Roma, perchè i geologi ci raccontano che il Tevere prima dell'esplosione dei vulcani laziali passava nella valle Treja che presenta oggi un paesaggio molto simile, sia pure in miniatura, a quello in cui Roma è nata, nel IX-X secolo a.C.: un fiume, la campagna, i boschi di querce, i colli, i piccoli villaggi".

"A parte il significato personale, per me e mia moglie Giovanna la scelta di vivere in un piccolo centro è stata anche quella di vivere meglio, in modo più sano - continuava Portoghesi - Nel nostro tempo i contatti con la città e le manifestazioni culturali sono faciliate dai mezzi di comunicazione e non c'è più vivendo in un paese l'isolamento di un tempo. Alla crisi della città si deve reagire innanzitutto curandola - e questo è stato il mio principale obiettivo di architetto e urbanista - ma anche di denunciarne la decadenza".

Se costruire è "un fare abitare", secondo l'elaborazione del patriarca delle archistar italiane (anche se l'interessato non amava essere definito tale), Paolo Portoghesi e Giovanna Massobrio, trasformando dei fienili in una casa e dei lotti di terreno in un giardino, hanno realizzato la loro vocazione di architetti modellando lo spazio della vita "in funzione di una nuova alleanza tra l'uomo e la terra senza la quale la città e la terra stessa potrebbero perdere il dono, insostituibile, della abitabilità".

Nel 'microsmo' di Calcata c'è tutto il 'macrocosmo' teorizzato da Portoghesi nella sua lunga attività accademica, nella militanza prima con la rivista "Controspazio", da lui fondata e diretta, e ora con la nuova rivista "Abitare la Terra", e nella progettazione in giro per il mondo. Proprio nella casa e nel giardino della sua dimora nel borgo nel Viterbese, dove approdò per la prima volta nel 1974, sono confluite tutte le forme tipiche dell'architettura di Portoghesi, che qui ospita anche il suo studio e la biblioteca personale e dove infine ha realizzato ex novo un 'giardino delle meraviglie' curato con ammirevole dedizione dalla moglie Giovanna.

E' il suo "abitare" a Calcata che ha nutrito anche le più recenti teorizzazioni di Portoghesi, in particolare la "geoarchitettura", un'architettura "umanistica" che deve rispettare alcuni criteri fondamentali: imparare dalla natura, confrontarsi con il luogo, imparare dalla storia, impegnarsi nell'innovazione, attingere alla coralità, tutelare gli equilibri naturali e contribuire alla riduzione dei consumi.

Spiegava ancora il celebre architetto: "Io insegno da tempo la 'geoarchitettura' pur essendo in pensione da 18 anni; è una disciplina che cerca di correggere il rapporto architettura-natura sulla base di una nuova alleanza: l'uomo deve smettere di costruire secondo una logica puramente economica che produce spreco di energia, inquinamento e sfruttare il patrimonio degli antichi borghi invece di abbandonarli alla distruzione".

Così il libro "Abitare poeticamente la terra" si presenta anche come un messaggio profetico di architettura e natura, di bellezza e sapienza, in cui un pensiero ricco filosoficamente si unisce alla poesia di Rainer Maria Rilke e Friedrich Holderlin, per cui Portoghesi vede la casa come "spazio interiore del mondo che accoglie insieme in sé il mondo stesso e l'interiorità umana".

E dunque la casa contiene in sé "il sentimento del cosmo e una misteriosa percezione del tutto. Come contenitore del sogno, anzi dei sogni degli abitanti, la casa diviene spazio reale su cui si innestano spazi immaginari". Su queste premesse si innestano le considerazioni sulla sacralità della soglia, sulla presenza del fuoco e del focolare e sull'antropomorfismo della casa.

La dimora di Calcata nasce dalla progressiva acquisizione di una serie di fienili, tanto da guadagnarsi la definizione di "casa dei sette fienili". "La nostra scelta - evidenzia Paolo Portoghesi - è stata quella di costruire una casa occupando dei fienili abbandonati invece di realizzare un nuovo edificio e siamo riusciti a creare ugualmente la qualità ambientale lavorando all'interno di spazi già esistenti".

Non solo la casa e lo studio, anche il giardino di Calcata assume un rilievo ideale nella loro concezione filosofica della vita e dell'architettura. Il libro si conclude, infatti, con un capitolo scritto interamente da Giovanna Massobrio, che ha realizzato il giardino al quale dedica con passione tutte le sue cure. Giovanna racconta la sua infanzia felice vissuta a Sanremo in un altro giardino intorno alla villa in cui risiedeva la sua famiglia, sullo sfondo del quale è nata la sua passione per gli animali, che poi ha trovato a Calcata una straordinaria occasione di allargamento.

Con grande fantasia, l'architetto Massobrio ha costruito lo scenario in cui si svolge la vita di animali di ogni genere, in gran parte liberi di scorrazzare per tutto il giardino: dalle capre maltesi e girgentane, agli asini amiatini, alle gru, ai pappagalli, ai gufi, alle faraone somale che sembrano vestite da un grande sarto per i loro colori scintillanti, alle cento papere di ogni provenienza che vivono intorno a un laghetto e che allietano con i loro versi e cinguettii questa specie di Arca di Noè, diventata luogo di pellegrinaggio per gruppi di appassionati che arrivano a primavera da ogni parte del mondo.

"Abitare poeticamente la terra. La casa, lo studio e il giardino di Calcata" si affianca ad un'altra recente pubblicazione di Paolo Portoghesi, "Poesia della Curva", edito sempre da Gangemi nel 2020. Il libro vuol essere il racconto della ricerca cultura di Portoghesi durata più di sessanta anni che ha avuto come obiettivo, di rendere, ancora una volta, "l'architettura un linguaggio capace di esprimere emozioni, speranze, scelte e rifiuti".

(di Paolo Martini)

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