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Morto Mario Sossi, l'ex giudice sequestrato da Br

06 dicembre 2019 | 16.44
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La prigionia nel '74 durò oltre un mese

(Fotogramma)
(Fotogramma)

E' morto oggi a Genova l'ex giudice Mario Sossi, 87 anni, che nel 1974 fu vittima di un sequestro che durò per oltre un mese da parte delle Brigate Rosse. Sossi, rapito nel capoluogo ligure, era stato pm nel processo al 'Gruppo XXII Ottobre'. I funerali si terranno lunedì a Genova.

Sequestro Sossi, l'ex capo Br: "Io carnefice, lui vittima"

''Rendo omaggio alla memoria di Mario Sossi", scrive il senatore Maurizio Gasparri (Fi), "valente Magistrato, che più volte ho incontrato a Genova, nel corso di convegni e incontri pubblici, ai quali partecipava come simbolo della storia italiana del dopo guerra. Mario Sossi fu tra le prime vittime delle Brigate rosse, subendo un drammatico sequestro. Uomo di prima linea nell'azione di una magistratura seria e valorosa, resta un esempio che la Repubblica Italiana dovrà sempre ricordare''.

"Al di là del dolore per la scomparsa di un uomo, di un magistrato di una persona rapita, la cosa che andrebbe sottolineata è che il rapimento Sossi è la prova generale del rapimento Moro, perché la differenza tra i due rapimenti è che Moro viene ucciso e Sossi no". Lo ha affermato all'Adnkronos Gero Grassi, ex parlamentare Pd e componente della Commissione d'indagine parlamentare Moro2, in merito alla scomparsa del magistrato Mario Sossi, rapito dalle Brigate Rosse nel 1974. "Va considerato nel caso di Sossi tra i rapitori c'erano Franceschini e Curcio che non vollero che il magistrato fosse ucciso". "Nel caso di Moro Franceschini e Curcio erano stati arrestati e la prima linea delle Brigate Rosse era diventata Moretti e Morucci, e va detto che nel rapimento Sossi Moretti insisteva perché il magistrato fosse ucciso, mentre furono Franceschini e Curcio a non volere l'omicidio perché volevano fare solo un'azione dimostrativa e non uccidere una persona - continua Grgassi - Da ricordare inoltre, nel rapimento Sossi, la magistratura e le forze dell'ordine arrestarono tutti i rapitori, tranne uno, Francesco Marra, pescivendolo di Quarto Oggiaro, Milano, che non fini in manette pur essendo coinvolto nel rapimento perché era un infiltrato dei servizi segreti". "Credo che a distanza di 40 anni, accanto all'uomo vada ricordata e raccontata la storia, soprattutto per le nuove generazioni", conclude Grassi.

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