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Mps, prima piano cessione sofferenze e aumento capitale, poi in campo Ubi

08 luglio 2016 | 18.01
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Si va definendo lo schema dell'operazione di salvataggio del Monte dei Paschi di Siena. La condizione essenziale è che venga risolta la partita Npl, con la cessione di un pacchetto di sofferenze pari almeno alla richiesta della Bce, ovvero 10 mld di euro, grazie all'intervento del fondo Atlante, adeguatamente potenziato nella sua nuova veste (Atlante 2 o Giasone). Il passo successivo sarebbe un aumento di capitale con garanzia pubblica, una volta ottenuto il via libera dalla Ue. Solo alla fine di questo percorso, riferiscono all'Adnkronos fonti qualificate, "si può pensare a un'operazione che coinvolga un altro soggetto finanziario": prima indiziata, nonostante le dovute smentite ufficiali, Ubi Banca. E l'approdo finale, con Mps di fatto in mano pubblica a valle della ricapitalizzazione, "potrebbe essere un'operazione carta contro carta".

Il percorso, in sostanza, sarebbe definito. Come dimostrano anche le parole del Governatore di Bankitalia Ignazio Visco e del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan che, all'assemblea dell'Abi, hanno aperto a un intervento pubblico anche sul fronte della capitalizzazione delle banche: non solo "non è escluso" ma è reso necessario dalla situazione, "densa di rischi", che l'economia italiana e europea stanno attraversando dopo la Brexit. Questo, nel "pieno rispetto" delle norme Ue, la cui flessibilità va "sfruttata in pieno". Il primo passo, però, resta la cessione delle sofferenze. La banca di Rocca Salimbeni, ripulita del carico di crediti deteriorati, diventerebbe effettivamente appetibile e Ubi Banca a quel punto sarebbe un interlocutore privilegiato, l'unico forse in grado di portare a termine un'acquisizione del genere.

Il problema, al momento, è il prezzo da pagare. Viste le attuali condizioni di mercato, sarebbe rischioso pensare a un esborso cash, che metterebbe a rischio gli ottimi requisiti patrimoniali che oggi può vantare la banca guidata da Victor Massiah. E' per questo che si rende necessario il passaggio della ricapitalizzazione. La chiave è la garanzia pubblica sull'inoptato, su cui il governo è ancora in trattativa con la Ue. Con la luce verde di Bruxelles, che dovrebbe arrivare a giorni, si potrebbe riproporre lo schema dell'aumento di capitale di Veneto Banca, che ha visto Atlante arrivare a detenere una partecipazione nel capitale pari al 97,64%. Nel caso di Mps, se l'aumento di capitale andasse deserto e scattasse la garanzia pubblica, la quota dello Stato arriverebbe ad una quota simile e, a quel punto, un'operazione carta contro carta porterebbe Ubi ad acquisire Mps. Mentre il Tesoro potrebbe facilmente rientrare collocando sul mercato la sua quota Ubi. Al momento, puntualizzano le fonti interpellate, "non ci sono trattative concrete" ma il disegno "è sufficientemente delineato e ha buone probabilità di essere portato a termine".

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