Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, rispettivamente ex presidente ed ex amministratore delegato di Mps, sono indagati dalla procura di Milano per ostacolo all'attività di vigilanza. Una nuova accusa, ancora in fase di indagine, rispetto all'inchiesta per aggiotaggio e falso in bilancio per cui sono davanti al gup Alessandra Del Corvo. Il procedimento è una 'costola' dell'altra indagine e riguarda, in particolare, l'operazione Alexandria, il derivato che -a dire dell'accusa - non sarebbe stato contabilizzato in modo corretto nel bilancio dell'istituto senese.
La nuova accusa per Profumo, attuale amministratore delegato di Leonardo, e per Viola, già ad della Popolare di Vicenza, risulta dal prospetto consegnato da Mps alla Consob per riammettere il titolo della banca senese alla quotazione a Piazza Affari, dopo la sospensione del 22 dicembre scorso. Nella documentazione emerge come la contestazione riguarda "mancate informazioni" sulla contabilizzazione delle operazioni Santorini ed Alexandria, con possibili ripercussioni sui bilanci dal 2012 fino alla semestrale del 2015, e coinvolge anche la banca ai sensi della legge 231. Un 'capitolo' di indagine riemerso dopo la decisione del giudice di procedere con l'imputazione coatta per i due manager e la consulenza del sostituto procuratore Felice Isnardi che avrebbe fatto luce sul modo in cui i due derivati hanno 'influito' sui bilanci. L'inchiesta sull'ostacolo all'attività di vigilanza (Consob e Banca d'Italia, ndr), è alle battute finale: Viola e Profumo sono stati sentiti dai magistrati alla fine dell'estate e ora la procura - rappresentata dai pm Stefano Civardi, Giordano Baggio e Mauro Clerici - deve decidere se chiedere l'archiviazione o il rinvio a giudizio per i due manager.