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Muccino e la polemica su Pasolini: "Reazioni vergognose"

07 novembre 2015 | 14.14
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Gabriele Muccino (Infophoto)
Gabriele Muccino (Infophoto)

"Gli italiani mi fanno paura, oggi più di ieri: questa violenza verbale, scritta senza nemmeno il pudore della violazione delle regole basiche dell'educazione, mi spaventa. Non è l'Italia che ho lasciato nel 2005, quando mi sono trasferito in America: dieci anni fa la gente non era così". Al TG Zero di Radio Capital Gabriele Muccino parla del post su Facebook in cui ha definito Pier Paolo Pasolini "un non-regista" e degli attacchi ricevuti tramite i social.

Attacchi che lo portano a parlare anche di fascismo: "Quello che è successo è una vergogna non per quello che ho scritto, ma per quello che gli italiani sono riusciti ad esprimere: mi è sembrato di tornare al fascismo, quando gli squadristi aggredivano chi la pensava diversamente. Se tutti quelli che hanno scritto qualcosa avessero una vera conoscenza di Pasolini, saremmo un popolo di letterati. Nemmeno un decimo di quelli che hanno scritto sanno chi è Pasolini".

"Pasolini è stato il portatore del libero pensiero e della provocazione intellettuale: sapeva che sarebbe andato incontro alle sassaiole, ma questo non lo ha fermato. Lui era un anticonformista e probabilmente si sarebbe schierato dalla mia parte", continua Muccino.

"Vivo in una dicotomia surreale: mi trovo a stringere la mano a una leggenda vivente come Ridley Scott e poi mi trovo ad avere a che fare con polemiche che sono di altra levatura. Quello su Pasolini è un pensiero che nutro da quando ho 16 anni: sono cresciuto con dei punti di riferimento, e fra questi lui non c'è mai stato. Filmicamente, per me, altri registi hanno significato di più. Ripeto: filmicamente. Io non sono un critico né uno studioso di critica - continua Muccino - io faccio film, sono un muratore del cinema, e come tale preferisco attingere ad altri stili cinematografici. Per cui ho scritto su Facebook un pensiero che non è nato nel giorno dell'anniversario della sua scomparsa, ma che ho da sempre, e che è sembrato provocatorio e sacrilego. Ma è un pensiero su Pasolini regista, e non sul pensatore, sul poeta o sullo scrittore".

Ma i colleghi gli hanno mandato messaggi di solidarietà? "Ne ho avuti, alcuni pubblici. Ma chi ha voluto dire che ho avuto coraggio me l'ha scritto in privato, senza dirlo pubblicamente. Nel mio mondo molti la pensano come me ma hanno timore di dirlo esattamente. Anche perché hanno avuto modo di vedere che gogna li aspetta a dire certe cose", conclude il regista.

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