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Musy, super-teste della difesa in aula: ''Non ricordo più nulla''

14 maggio 2014 | 14.36
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Musy, super-teste della difesa in aula: ''Non ricordo più nulla''

"Non ricordo più' nulla di quell'uomo". E' quello che ha detto in aula oggi una testimone nel processo a Francesco Furchi' per l'attentato al consigliere comunale dell'Udc Alberto Musy, che nel corso delle indagini si era presentata alla polizia dicendo di aver incrociato in strada l'attentatore mentre passeggiava nel centro di Torino. Aveva fornito una descrizione molto dettagliata tanto che gli investigatori avevano disegnato un identikit. Un disegno che le difese hanno detto di non trovare negli atti e che poi il pm Roberto Furlan ha fornito nel corso dell'udienza. Ma la testimone ha continuato a dire di non ricordare più nulla di quella persona. La sua testimonianza e' una delle più importanti per la difesa perche' la descrizione che diede dell'uomo con il casco differisce dalle altre. Descrisse un uomo alto oltre un metro e ottanta, di corporatura medio e distinto, e soprattutto senza barba o baffi (che invece Furchi' portava all'epoca). "Come puo' non ricordare più' nulla ora?" l'ha incalzata l'avvocato Mariarosaria Ferrara. "Forse per inesperienza ho dato dettagli di cui non sono più sicura" ha detto la donna. I giudici l'hanno rimproverata: "non ci parli di inesperienza, lei non è più una bambina".

Sui "commenti rancorosi e di vendetta" fatti da Francesco Furchi' in una telefonata riferendosi ad Alberto Musy "intendevo nel senso politico del termine, l'ho intesa come vendetta politica". Lo ha detto il professor Pier Giuseppe Monateri rispondendo in aula alle domande dell'avvocato Gianpaolo Zancan, legale della moglie del consigliere comunale dell'Udc, sulle parole pronunciate da Furchi' in una telefonata.

"Capita a tante persone di sbottare per telefono" ha aggiunto Monateri. Sui contatti con Furchi' Monateri ha sottolineato di averlo incontrato di persona "solo due volte", mentre sulle presunte pressioni affinche' Musy, che era in commissione, favorisse il figlio dell'ex ministro Salvo Ando' caldeggiato da Furchi' in un concorso universitario a Palermo ha ribadito "non feci mai nessuna pressione su Musy su alcun candidato, non ne parlammo mai". "Non ci fu alcuno screzio con Alberto, avevamo un'amicizia di più di un quarto di secolo" ha sottolineato Monateri.

Attraverso la testimonianza di un ispettore della polizia scientifica oggi si sono anche rivissuti in aula i minuti dell'attentato del 21 marzo 2012 al consigliere comunale dell'Udc Alberto Musy, morto a ottobre dopo 19 mesi di coma. Nella ricostruzione della Scientifica tutto inizia nel vano scale: il primo colpo ha raggiunto l'avvocato da molto vicino al polso, il proiettile e' uscito e poi e' rientrato conficcandosi nella scapola "Musy aveva probabilmente allungato la mano per disarmare l'attentatore, allontanarlo o difendersi" ha spiegato l'agente.

Il secondo lo ha colpito di striscio alla testa e si e' conficcato nel soffitto dell'androne. Musy stava cercando di scappare quando il terzo colpo lo ha sfiorato alla spalla destra da dietro mentre il quarto lo avrebbe raggiunto alla spalla mentre stava cadendo in cortile "riteniamo che Musy stesse cadendo quando l'ultimo proiettile lo ha colpito: e' inciampato e ha allungato la mano per tenersi" ha spiegato l'investigatore.

Ne sarebbe una prova lo strappo sui pantaloni all'altezza del ginocchio e la punta della scarpa dove la pelle e' rovinata per aver "strisciato" a terra. Una ricostruzione che pero' non convince del tutto l'avvocato Gaetano Pecorella che difende Francesco Furchi', unico imputato nel processo, e che si chiede come abbia fatto il proiettile che ha preso di striscio Furchi' alla testa a finire nell'androne se il colpo e' stato sparato nel vano scale.

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