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Myanmar, Sisci: "Golpe frutto crisi Cina-Usa, rischio effetto domino"

02 febbraio 2021 | 12.26
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Il sinologo, 'nuove tensioni in quadro già nervoso, Pechino non ha ordinato il colpo di stato'

(Foto Afp)
(Foto Afp)

"La mia impressione è che la Cina abbia subito il golpe" in Myanmar, e "non lo abbia ordinato", in un Paese vicino in cui il gigante asiatico ha "tanti interessi", ma dove "non c'è un 'partito' cinese". E che "i presupposti per l'equilibrio della fragile democrazia birmana siano venuti meno con lo sfilacciamento dei rapporti tra Cina e Usa". Con il rischio di un "effetto domino molto pericoloso" nella regione. Parola di Francesco Sisci, sinologo, professore alla Renmin University of China di Pechino, che spiega all'Adnkronos la sua "impressione", sottolineando la "grande prudenza" trapelata dalla prima reazione cinese ai fatti delle scorse ore. Pechino si è limitata a far sapere di aver "preso atto" di quanto accaduto, auspicando per Myanmar "stabilità politica e sociale".

Sisci parla di una situazione "molto delicata", perché non c'è solo la "interruzione di fatto del processo di pace" in Myanmar, "la questione grave del colpo di stato" che tra l'altro "rafforza i militari al potere nella vicina Thailandia", ma c'è soprattutto "l'introduzione in uno spazio già nervoso di elementi di tensione", di "mille elementi di tensione internazionale". "C'è una giunta militare al potere in Thailandia che è già un orrore - osserva - Gli americani sono nervosi per questa nuova presenza dei militari che 'eliminano' Aung San Suu Kyi, che certamente ha buon rapporti con l'Occidente. E c'è l'India, nervosa per questa nuova presenza rafforzata della Cina sul suo fronte est dopo che ha anche il Pakistan, filo-cinese, sul fronte ovest".

Bisogna tornare indietro nel tempo per provare a capire. "La transizione democratica in Birmania, con l'accordo con Aung San Suu Kyi, è stato un processo lungo - spiega - Per circa dieci anni, dalla fine degli anni '90, lentamente e gradualmente americani e cinesi hanno cominciato a collaborare . I cinesi hanno tessuto una serie di rapporti con Aung San Suu Kyi, con l'opposizione, con l'Nld (la Lega nazionale per la democrazia), e anche gli americani hanno cominciato a tessere alcuni rapporti con i militari birmani, i quali a loro volta erano legati ai militari thailandesi che sono in ottimi rapporti con gli americani".

Quindi, prosegue, "si era costruita una rete che teneva su questo equilibrio birmano e nel momento in cui si sono sfilacciati i rapporti tra Cina e Usa, questo sfilacciamento dei rapporti evidentemente ha fatto venire meno i presupposti per l'equilibrio per la fragile democrazia birmana". E oggi c'è una strada possibile? "Bisognerebbe ricominciare a ricostruire questi rapporti - dice Sisci - ma non so se questo accadrà".

Difficile dire a cosa vada incontro la regione. "Se in Birmania ci saranno scontri di piazza, se ci sarà opposizione armata, se la situazione in qualche modo dovesse degenerare ulteriormente, cioè se gli arresti dei dissidenti dovessero trasformarsi da poche centinaia a molte migliaia, questo - afferma - potrebbe innescare effetti domino molto pericolosi".

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