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Neurotecnologie

N1 Link, il primo chip nel cervello umano

04 agosto 2021 | 07.01
LETTURA: 3 minuti

Elon Musk: “Con un’interfaccia neurale diretto aumenteremo la velocità di interazione tra la nostra corteccia cerebrale e il nostro strato digitale di mille o anche 10mila volte”.

 - Da Neuralink.com
- Da Neuralink.com

Neuralink continua a raccogliere fondi, e si prepara alle prime sperimentazioni sull’uomo. La compagnia di Musk, fondata nel 2016, ha l’obiettivo di sviluppare impianti cerebrali che connettano il cervello umano con i device elettronici tramite la banda larga, rendendo l’interazione uomo-macchina immediata e automatica.

Il round di investimenti di serie C, annunciato in questi giorni, è stato condotto dalla Vy Capital di Dubai, e ha raccolto 205 milioni di dollari da vari investitori, tra cui spicca anche Google Ventures, raggiungendo un totale di 363 milioni di dollari, come riportato dal trailer di startup Crunchbase. Il primo obiettivo della sperimentazione sull’uomo riguarda un dispositivo indirizzato a persone tetraplegiche, che non hanno possibilità di interazione con i normali device. “Vogliamo aiutare queste persone a riacquistare la loro indipendenza digitale permettendo agli utilizzatori di interagire con i loro computer o telefoni attraverso la banda larga e nel modo più naturale possibile” scrive Neuralink in un post sul suo sito annunciando il successo dell’ultimo round di investimenti, spiegando che i fondi verranno utilizzati per portare il primo prodotto sul mercato.

Il dispositivo finora è stato testato su maiali e scimmie: a febbraio Neuralink ha annunciato il successo di una sperimentazione che ha permesso a un piccolo primate di giocare al videogioco Pong con il pensiero. Il primo prodotto destinato all’uomo si chiamerà N1 Link, a detta degli sviluppatori sarà completamente invisibile una volta impiantato, e trasmetterà i dati attraverso una connessione wireless. Elon Musk lo ha definito “un Fitbit che si collega direttamente al cervello tramite minuscoli fili”, immaginando un futuro non lontano in cui uomo e macchina saranno un tutt’uno. E usando una delle sua collaudate iperboli, ha detto, in una discussione su Clubhouse poco tempo fa, che “le persone sono già definibili come cyborg, perché tutti o quasi abbiamo uno strato digitale collegato grazie a telefoni, computer e wearable”. Questo “strato digitale” è formato anche da app e social attraverso cui comunichiamo con il mondo, solo che per farlo oggi come oggi dobbiamo digitare i nostri contenuti. Con gli impianti Neuralink, basterà pensarli. “Con un’interfaccia neurale diretto” ha spiegato Musk, “aumenteremo la velocità di interazione tra la nostra corteccia cerebrale e il nostro strato digitale di mille o anche 10mila volte”. A lungo termine, ha aggiunto, non è difficile pensare che Neuralink possa permettere agli esseri umani di comunicare telepaticamente, una sorta di “AirDrop” di contenuti da un cervello all’altro. E, addirittura, dare la possibilità di salvarli e scaricarli trasferendoli, dopo la morte, in un robot o in un’altra persona. “Ma qui”, ha ammesso “ci stiamo addentrando nella fantascienza.

Musk con la sua Neuralink non è l’unico a lavorare su interfaccia diretti tra cervello umano e tecnologia. C’è la Blackrock Neurotech, al momento leader mondiale nel settore, che ha di recente raccolto un altro round consistente di finanziamenti ed è protagonista di studi clinici avanzati, come ad esempio dispositivi che permettono a persone con varie forme di paralisi di muovere arti robotici con la forza del pensiero. Anche in Australia la biotech Synchron ha ottenuto i suoi primi successi con un impianto esterno (non quindi installato direttamente dentro alla scatola cranica come quello di Neuralink) che ha permesso a due persone malate di sclerosi laterale amiotrofica di scrivere testi, inviare messaggi e utilizzare negozi e banking online attraverso il pensiero.

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