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Fisco: sequestro da 263 mln a vertici tre società gruppo Ragosta

05 marzo 2015 | 20.02
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Le tre società intrattenevano rapporti commerciali reciproci, comparendo fornitrici o clienti a seconda delle specifiche esigenze fiscali del periodo e "effettuando operazioni senza alcuna giustificazione commerciale"

Fisco: sequestro da 263 mln a vertici tre società gruppo Ragosta

Un sequestro di beni per 263 milioni di euro è stato disposto dal gip di Napoli, su richiesta della Procura partenopea, nei confronti di Fedele Ragosta, la moglie Annamaria Iovino, Gabriele Iovino ed Ersilio Giannino; i primi due in qualità di proprietari di Dagar srl, Imi Sud srl e Imi Sud Laminazione srl, società riconducibili al gruppo imprenditoriale Ragosta, Gabriele Iovino in qualità di rappresentante legale di Imi Sud e Imi Sud Laminazione ed Ersilio Giannino nella qualità di rappresentante legale della Dagar srl.

Il provvedimento si fonda sull'accertamento svolto dall'Agenzia delle Dogane di Napoli nei confronti dei quattro indagati. L'area antifrode della Direzione interregionale per la Campania e la Calabria dell'Agenzia delle Dogane ha effettuato un'analisi sulle importazioni effettuate nel porto di Napoli con utilizzazione del cosiddetto deposito Iva, che consente di non pagare l'Iva al momento dell'importazione ma di posticiparla al momento dell'uscita dal deposito.

Il monitoraggio ha evidenziato, per alcuni anni, l'esistenza di numerose ditte che sfruttavano questa agevolazione per non pagare l'Iva dovuta. Dagli accertamenti è emerso che le tre società intrattenevano rapporti commerciali reciproci, comparendo fornitrici o clienti a seconda delle specifiche esigenze fiscali del periodo e, scrive il procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli, "effettuando operazioni senza alcuna giustificazione commerciale".

Le fatture visionate, che apparentemente certificavano il passaggio di merce e la transazione commerciale da una società all'altra pur risultando annotate in contabilità e utilizzate in sede di dichiarazione fiscale, "servivano per mascherare il mancato pagamento dell'Iva". Sulla base degli elementi raccolti è stato contestato il delitto di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di più delitti di contrabbando doganale e reati fiscali.

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