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'Ndrangheta: a Bologna al via maxi-processo Aemilia, 219 imputati

28 ottobre 2015 | 12.53
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'Ndrangheta: a Bologna al via maxi-processo Aemilia, 219 imputati

Al via alla fiera di Bologna il maxi processo 'Aemilia' che vede imputate a vario titolo 219 persone. Si tratta dell'udienza preliminare del procedimento a carico della 'Ndrangheta su cui la Dda di Bologna ha condotto un'indagine che ha portato a scoprire il radicamento della criminalità organizzata calabrese nel tessuto economico-imprenditoriale regionale.

Per accogliere gli imputati, difesi da circa 200 avvocati, è stata allestita un'aula speciale da 3.200 metri quadrati all'interno del padiglione 19 di BolognaFiere, grazie anche al contributo della Regione Emilia Romagna che ha stanziato oltre 480mila euro, accollandosi i costi per i servizi generali, l'allestimento e l'impianto audio-video.

A presiedere l'udienza preliminare, che si svolgerà come previsto dalla legge a porte chiuse, sarà il Gup Francesca Zavaglia. Numerosi gli annunci di costituzione di parte civile da parte di enti pubblici e organizzazioni che si ritengono parte offesa nel processo. Tra questi la Regione Emilia Romagna, la città metropolitana di Bologna, il Comune e la provincia di Reggio Emilia, Cgil, Cisl e Uil Emilia Romagna. Presenti in aula, per assistere all'udienza, anche il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, l'assessore alla Legalità Massimo Mezzetti e i rappresentanti di Libera.

Dall'alba, la fiera è blindata da circa 250 uomini delle forze dell'ordine, ma il sindacato della Polizia penitenziaria ha già lanciato l'allarme per la scarsità di uomini e mezzi che, a suo dire, non basteranno a gestire i trasferimenti dei detenuti dal carcere all'aula del giudizio.

Quasi una trentina le prime udienze fissate dal giudice fino a novembre, per un processo che durerà a lungo e che coinvolge anche 14 boss ristretti con il regime carcerario 41bis e che si collegheranno in videoconferenza. All'ingresso dell'aula, che conta 600 posti a sedere, è stata allestita una sala stampa, dotata di postazioni pc, collegamento alla rete elettrica e internet wi-fi per i giornalisti.

Nel maxi blitz effettuato il 28 gennaio scorso dai carabinieri di Modena, con quelli di Parma, Piacenza e Reggio Emilia, furono eseguite misure cautelari per 117 persone. Contemporaneamente, i militari dell'Arma di Crotone e Mantova effettuarono nelle rispettive province e in quelle di Cremona e Verona, decreti di fermo di indiziato di delitto emessi dalle Dda di Catanzaro e Brescia nei confronti di 46 soggetti. A luglio scorso, altri 9 arresti ed il sequestro complessivo di beni per 330 milioni di euro.

Sono in tutto 54 le persone accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso, ai sensi dell'art. 416 bis del codice penale, che figurano tra le 117 misure cautelari. A questi si aggiungono 4 persone accusate di concorso esterno in associazione mafiosa, oltre ad altre imputazioni che vanno dall'usura all'estorsione, dalle minacce alla falsa fatturazione. Sono 219, invece, le richieste di rinvio a giudizio.

L'indagine, iniziata nel 2010, ha consentito di scoprire una cellulla 'ndranghetista trapiantata dalla Calabria e derivata dal clan Grande Aracri di Cutro che, secondo gli inquirenti, ha messo radici in Emilia, guadagnando autonomia dal clan di origine, autorevolezza ed uno spiccato carattere imprenditoriale. Nel mirino degli affari illeciti della criminalità organizzata trapiantata in regione anche la ricostruzione post sisma del 2012.

A gennaio scorso, in conferenza stampa in Procura sotto le Due Torri, il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti descrisse l'inchiesta come "un intervento giudiziario storico, senza precedenti, imponente e decisivo nel contrasto delle mafie al Nord".

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