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‘Ndrangheta a Roma, Riesame conferma 416bis e misure anche per boss Alvaro e altri

07 giugno 2022 | 17.16
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La scorsa settimana i giudici si erano già espressi sul boss Carzo nell'ambito della maxi inchiesta ‘Propaggine’ della Dda e della Dia contro la prima ‘locale’ ufficiale nella Capitale

‘Ndrangheta a Roma, Riesame conferma 416bis e misure anche per boss Alvaro e altri

Confermata anche per il boss Vincenzo Alvaro l’ordinanza di custodia cautelare disposta nell’ambito della maxi inchiesta ‘Propaggine’ della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e della Dia contro la prima ‘locale’ ufficiale di ‘ndrangheta nella Capitale. I giudici del Tribunale del Riesame, che la scorsa settimana si sono già espressi sulle misure disposte dal gip di Roma Gaspare Sturzo nei confronti dell’altro boss Antonio Carzo e di altri arrestati, hanno sostanzialmente confermato l’impianto accusatorio compresa l’accusa di 416 bis, l’associazione mafiosa.

A coordinare le indagini che hanno portato all’arresto di oltre quaranta persone sono stati i procuratori aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò e i pm Giovanni Musarò, Francesco Minisci e Stefano Luciani che contestano, a vario titolo, le accuse di associazione mafiosa, cessione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione aggravata e detenzione illegale di arma da fuoco, fittizia intestazione di beni, truffa ai danni dello Stato aggravata dalla finalità di agevolare la ‘ndrangheta, riciclaggio aggravato, favoreggiamento aggravato e concorso esterno in associazione mafiosa.

A capo della ‘ndrina di Roma, secondo l’impianto accusatorio della procura di Roma, c’erano Vincenzo Alvaro e Antonio Carzo: proprio Carzo nell’estate del 2015 aveva ricevuto dalla casa madre della ‘ndrangheta l’autorizzazione per costituire una locale nella Capitale, retta dallo stesso Carzo e da Alvaro. “Noi a Roma siamo una propaggine di là sotto”, dicevano in un’intercettazione. E nelle conversazioni riportate nell’ordinanza del gip alcuni degli indagati facevano riferimento proprio al lavoro di alcuni magistrati e poliziotti che avevano lavorato prima in Calabria e poi a Roma: “c'è una Procura... qua a Roma ... era tutta ...la squadra che era sotto la Calabria. Pignatone, Cortese, Prestipino”…“e questi erano quelli che combattevano dentro i paesi nostri ...Cosoleto ... Sinopoli... tutta la famiglia nostra...maledetti”.

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