La villa edificata in piena area archeologica veniva usata per le riunioni tra i componenti del clan. Dal 2011 le gare per la sua demolizione sono state puntualmente disertate
Nessuna impresa locale aveva voluto abbattere la casa abusiva del clan Pesce di Rosarno realizzata in piena area archeologica. Ma alla fine, a quanto riferisce il 'Quotidiano del Sud', quel lavoro simbolo di legalità lo ha fatto Gaetano Saffioti, l'imprenditore palmese che vive da 17 anni sotto scorta dopo aver fatto arrestare con le sue denunce decine di 'ndranghetisti della Piana di Gioiatauro.
La casa, utilizzata per gli incontri tra boss, nel 2003 venne acquisita dal Comune e nel 2011 venne sgomberata. Nessuno, però, ha mai partecipato alle gare per la sua demolizione. Ora sarà l'impresa di Gaetano Saffioti ad eseguire i lavori. E’ stato lui, infatti, il solo che ha risposto si al Prefetto di Reggio Calabria Claudio Sammartino per la demolizione avviata lunedì 15 settembre.