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'Ndrangheta, Tallini: "E' stato un trauma, contro di me campagna mediatica per distruggermi"

19 febbraio 2022 | 16.36
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 Questa "vicenda giudiziaria, arrivata dopo un attacco mediatico", mi "ha ferito, traumatizzato", hanno "cercato di distruggere me e la mia famiglia", ma "sono stato assolto" perché "sono innocente", e se pure "continuo a credere nella giustizia", ora "spero che per i ‘mandanti’ arrivi la giustizia divina". Così all’AdnKronos l’ex presidente del Consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini (Fi), assolto ieri con formula piena, nell’ambito dell’inchiesta ‘Farmabusiness’, dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso. La Dda di Catanzaro aveva chiesto la condanna a 7 anni e 8 mesi. "Speravo, ovviamente, che sarebbe finita così – esordisce Tallini -, ma dopo aver vissuto questa esperienza non avevo la certezza assoluta. Negli ultimi anni la mia vita si è mossa fra il bar e l’edicola e poi gli uffici della Regione, so con chi parlavo e di che parlavo, e quindi non potevo neanche immaginare che mi sarei trovato a dover affrontare una cosa del genere. Eppure è accaduto. Ecco perché dico che, dopo questa esperienza, confidavo, sì, nel Gup, che tutti sanno essere molto preparato e attento, ma non avevo la certezza assoluta di come sarebbe andata a finire. C’era la necessità che tutte le carte, tutti i fascicoli sul mio caso venissero approfonditi, e perciò temevo superficialità, leggerezza, temevo che si potesse dare retta a ciò che appariva, e quindi temevo il condizionamento mediatico del giudice".

"E invece no – sottolinea -, il giudice ha letto tutte le carte, è stato molto attento, sulla posizione di tutti, non solo la mia, e ha dimostrato di non essere condizionabile da fattori ambientali, mediatici. E questo mi ha dato fiducia, perché sapevo di essere innocente. A mio favore, inoltre, c’era stata la pronuncia del Tribunale del Riesame, che aveva ristabilito un po’ l’ordine delle cose, e quella della Cassazione. E poi sono andato a processo con due grandi avvocati, Vincenzo Ioppoli e Carlo Petito, che hanno saputo fugare anche il dubbio più residuo, se c’era".

"Non voglio né dire né pensare che si sia trattato di un errore giudiziario – aggiunge Tallini -, intanto sono stato assolto, e non sempre, almeno per altri, finisce così. Ciò che ho notato è che la mia vicenda giudiziaria è arrivata dopo un attacco mediatico subito per sei mesi. Un attacco mediatico portato avanti da tre o quattro personaggi che hanno saputo esercitare le giuste pressioni mediatiche sulle procure. Parlo, ad esempio, del presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra, che mi ha preso di mira e mi ha dipinto come un ‘impresentabile’, ma con notizie false. Ho un video di un giornalista del Fatto Quotidiano, in cui dice che Morra, con un messaggino, lo ha invitato ad attaccarmi. Com’è possibile? E parlo di che credo non sia neanche giornalista ma si vanta di essere vicino alle procure, gode, purtroppo, di grande credibilità e ciò gli consente di dire cose che ad altri non sono consentite. E parlo anche di chi ha potuto usufruire di tutte le tribune del mondo. Questi sono stati da Giletti per attaccarmi, non dimentichiamolo, e Giletti si è un po’ prestato". "Questa – sottolinea Tallini all'Adnkronos - è la campagna mediatica che c’è alla base della mia vicenda giudiziaria. Questi sono i mandanti, che hanno fatto del male a un innocente. Non so se per loro arriverà la giustizia terrena, ma spero arrivi quella divina. Io non sono uno con le spalle larghe, provengo da una famiglia povera. Hanno cercato di distruggere me e la mia famiglia. Mia moglie è una casalinga, mio figlio è disoccupato, mia figlia fa l’assistente sociale. Non c’è una pena adeguata per questi soggetti, per i mandanti". "Continuo a credere nella giustizia – aggiunge ancora Tallini -, altrimenti dovremo tornare alla legge della giungla, all’occhio per occhio dente per dente. Ma bisognerebbe capire che spesso non c’è convergenza fra teoria, perché non parlo di teoremi, e realtà dei fatti. Soprattutto se le teorie vengono prospettate da persone che non hanno credibilità, come le persone di cui ho parlato".

Tallini continua con l'Adnkronos: "Ciò che dico, rivolgendomi alla procura, è che bisognerebbe stare attenti a questi personaggi, che hanno degli interessi ad orientare certe situazioni, certe indagini verso chi magari viene visto come un ostacolo alla realizzazione dei propri obiettivi. Io ero il loro ostacolo e loro hanno unito le forze contro di me. C’era una regia". "Questa vicenda – conclude Tallini - mi ha ferito, traumatizzato, non potevo nemmeno più parlare di politica, e io ho sempre fatto politica per passione. Però anche in questo anno e mezzo c’è chi mi chiamava per parlare proprio di politica con me, considerandomi ancora un interlocutore intelligente, valido, e questo mi ha fatto venire di nuovo un po’ di voglia di tornare nell’agone politico. Ma nulla sarà più come prima, non dopo quello che mi è accaduto. L’importante, però, era dimostrare che io non ero come venivo descritto in questa inchiesta. Ho sempre insegnato a tutti quelli che mi sono stati vicini a stare lontani da certi ambienti, e molti non hanno avuto problemi proprio grazie ai miei insegnamenti. Questi sono sempre stati i miei principi".

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