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Italiani 'paperoni': +10% ricchi nel 2016

28 settembre 2017 | 13.54
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 - (Fotogramma)
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Gli Stati Uniti restano la terra dei 'paperoni', ma in Italia in un solo anno è aumentato del 10% il numero di chi può contare su un patrimonio finanziario personale superiore a 1 milione di dollari (escluse quindi case e opere d'arte). A giudicare alla fotografia scatatta nella indagine annuale di Capgemini, comunque, il 2016 è stato un ottimo anno per chi è già ricco di suo. Ad esempio in un solo anno negli Usa il numero di queste persone estremamente benestanti è salito dell'8%, toccando quota 4 milioni 795 mila.

Ma l'aumento è un fenomeno globale con una crescita di paperoni di 1 milione e 150 mila unità dal 2012 a oggi: in un solo anno questa fascia ristretta di popolazione (poco più di 15 milioni di persone, lo 0,2% del totale mondiale) è aumentata del 7,5% ma con un incremento degli asset dell'8,2%.

La distribuzione di questo benessere resta comunque piuttosto concentrata a livello geografico visto che nei quattro paesi principali - Usa, Giappone, Germania e Cina - si concentra il 61,1% dei 'paperoni' (era il 58,9% cinque anni fa).

L'Italia comunque - come detto - non se la passa troppo male, piazzandosi al decimo posto di questa particolare classifica, con un numero di ricchi che in un anno è salito da 229 a 252 mila unità (+10%). Davanti a noi, al quinto posto spicca il sorpasso della Francia (da 523 a 579 mila ricchi) sulla Gran Bretagna dove l'incremento è stato assi più limitato (+13 mila paperoni, per un totale di 568 mila). Completano la 'top ten' Svizzera, Canada e Australia mentre la ripresa delle economie ha permesso un aumento a due cifre dei ricchi in Russia ( +20%) e Brasile (+11%).

Capgemini sottolinea comunque come a trainare questa crescita globale sono soprattutto i super-ricchi (con asset superiori ai 30 milioni di euro) che in un solo anno hanno visto il loro beni finanziari crescere del 9,2%. La società conferma poi la stima che la ricchezza in mano a questi benestanti possa superare nel 2025 i 100 mila miliardi di dollari, un valore cioè doppio rispetto al Pil cumulato di Stati Uniti, Cina e Giappone.

Ma come investono la loro ricchezza questi paperoni? Secondo i dati di Capgemini, quasi un terzo (per l'esattezza il 31,3%) è in azioni, con un netto balzo rispetto al 24,8% del 2016, grazie alla corsa delle borse mondiali e alle iniezioni di liquidità delle banche centrali. Gli investimenti in titoli a rendimento fisso si attestano al 18 % mentre la quota di contanti sale al 27,3%. E' un vero crollo, invece, quello di investimenti in hedge fund, derivativi, valuta estera e materie prime, scesi al 9,7% del totale dal 15,7% di un anno prima.

Ma il dato forse più interessante è sul rendimento dei portafogli, ottenuto grazie a una sapiente gestione da parte dei manager: in un mondo dove i soldi depositati in banca rendono praticamente zero e molti bond sovrani sono a tassi negativi, nel 2016 i 'paperoni' mondiali sono riusciti ad ottenere un incredibile 24,3%. Come recita il vecchio adagio, insomma, i soldi chiamano soldi.

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