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"Nel '91 i boss mafiosi organizzarono un piano di destabilizzazione del Paese"

27 giugno 2014 | 14.36
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Lo racconta il pentito Filippo Malvagna, nel corso del processo per la trattativa tra Stato e mafia, in corso a Palermo. E afferma che tra il '92 e il '93 Cosa Nostra diede disposizione di votare per la nascente Forza Italia

Nel dicembre del 1991 il Gotha di Cosa nostra si sarebbe riunito a Enna, con tutti i capi mafiosi, per escogitare un piano e tracciare le linee guida di un piano di destabilizzazione della vita del Paese per obiettivi eversivo-separatisti". Insomma, Cosa nostra pensava a un piano contro lo Stato con attentati terrostici "che dovevano destabilizzare l'Italia" per spaventare l'opinione pubblica, "visto che il maxiprocesso era andato male" e che "le cose si stavano mettendo male" per i 'picciotti', perche' "erano saltati degli agganci". A raccontarlo in videoconferenza, al processo per la trattativa tra Stato e mafia, e' il collaboratore di giustizia Filippo Malvagna, che risponde alle domande dei pm Antonino Di Matteo e Roberto Tartaglia.

La Falange Armata - Secondo il pentito, Cosa nostra aveva messo in atto una vera e propria strategia di depistaggio attribuendo gli atti terroritici alla 'Falange armata'. "Mio zio, Giuseppe Pulvirenti - ha raccontato Malvagna - mi racconto' che c'era stata una riunione in provincia di Enna dove si erano incontrati tutti i vertici delle varie famiglie in Sicilia. Mio zio mi disse che aveva partecipato a questa riunione, per la nostra famiglia, Nitto Santapaola. La riunione era presieduta da Toto' Riina e da Santapaola". Durante l'incontro, come apprese Malvagna, si sarebbero organizzati nuovi fatti di sangue, "atti terroristici".

"Bisognava destabilizzare - dice ancora Malvagna - erano saltati degli agganci, mi disse mio zio Pulvirenti. Si doveva fare confusione per non fare capire da dove provenisse questo terremoto e Riina disse di rivendicare gli atti terrostici con la 'Falange armata' di cui non avevo mai sentito parlare. Mio zio mi disse: 'se zio Totò ha deciso così, vuol dire che sa quello che fa'". Il collaboratore spiega ancora che, secondo Riina, "bisognava depistare, confondere e si doveva fare credere che fosse tornato in atto un gruppo terroristico". Poi il pentito racconta: "Mentre mi trovavo a Catania in una riunione - dice - sentii parlare il capodecina con Santapaola che dicevano che il maxiprocesso in cassazione sarebbe andato male. Era la fine del 1991".

Malvagna racconta degli obiettivi concordati e delle decisioni assunte in quella riunione anche con riferimento alle modalità di realizzazione degli attentati". Secondo la Procura il programma mafioso sarebbe finalizzato a indurre esponenti di vertice delle istituzioni italiane a trattare con l'organizzazione in vista di una soluzione a breve scadenza dei problemi legati alla giustizia penale e al trattamento penitenziario.

"Questo è solo l'inizio..." - "Questo e' solo l'inizio, ancora deveono accadere cose piu' grosse...". Cosi' l'ex boss catanese Giuseppe Pulvirenti, detto 'U Malpassotu', disse al nipote Filippo Malvagna, subito dopo la strage di Capaci, in cui morirono i giudici Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. Nel raccontarlo ai giudici di Palermo, Malvagna ricorda: "Mio zio Pulvirenti me lo disse subito dopo la strage di Capaci".

E i boss dissero: votate Forza Italia - "Tra la fine del 1992 e l'inizio del 1993 Marcello D'Agata, uno dei consiglieri mafiosi del boss Santapaola, mi disse che bisognava votare per un nuovo partito che stava per essere fondato, il partito di Berlusconi, Forza Italia", racconta ancora Malvagna. Che poi spiega: "D'Agata mi disse di avere saputo che nel giro di pochi anni sarebbe stato attenuato il 41 bis e smantellata la legge sui collaboratori di giustizia, e che sarebbero tornati i benefici penitenziari per i mafiosi. Mi disse che queste informazioni venivano direttamente dagli 'amici di Palermo', gli amici di Riina. D'Agata mi disse che il partito di Berlusconi sarebbe stata la nostra salvezza. Anche queste erano notizie che arrivavano da Palermo".

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