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Lazio: foci e canali 'malati cronici', inquinato il 50% dei punti monitorati

04 luglio 2017 | 16.54
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Lazio: foci e canali 'malati cronici', inquinato il 50% dei punti monitorati

Dei 23 punti monitorati lungo le coste laziali, più del 50% è risultato con valori di inquinanti elevati e addirittura per 9 di questi il giudizio è di “fortemente inquinato”. In questi luoghi non c’è alcun segno di miglioramento, anzi peggiorano di anno in anno. Insomma, si tratta di 'malati cronici'. A guidare questa poco lusinghiera classifica ci sono la foce del Fosso Grande ad Ardea e la foce del fiume Marta a Tarquinia che per l’ottavo anno consecutivo risultano fortemente inquinati.

Seguono la foce del rio Santacroce di Gianola-Formia (per il settimo anno consecutivo); la foce del Tevere a Ostia (sesto anno); la Foce del Rio Torto ad Ardea (per la sesta volta in sette anni) e la foce del canale Crocetta a Torvajanica. Allarme rosso a Roma e provincia dove quasi ogni fiume o rivolo scarica materiali fecali. Per questo Legambiente assegna la Bandiera nera a questi luoghi e alle amministrazioni che negli anni si sono succedute senza risolvere i deficit depurativi e compromettendo così l’ecosistema marino, la salute dei bagnanti e l'economia turistica.

Migliore la situazione nella provincia di Latina dove la presenza di microrganismi fecali è risultata quasi sempre entro i limiti, a parte l’ulteriore pessimo risultato del Rio Santacroce a Formia nella spiaggia di Gianola. È il bilancio del monitoraggio svolto lungo le coste laziali da Goletta Verde, campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio e all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al sostegno del Conou (Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati).

Roma e provincia, inquinati 9 punti su 12, 7 fortemente inquinati

Resta una situazione a tinte fosche, così come lo scorso anno, quella della provincia di Roma: sui 12 punti monitorati ben 9 presentano valori di inquinanti elevati e 7 risultano fortemente inquinati: foce del fosso Zambra (Certeveri); foce fiume Arrone (Fiumicino); foce fiume Tevere (Ostia); foce Rio Torto e foce del fosso Grande (Ardea); foce del fosso Cavallo morto (Anzio); foce del porto canale Loricina (Nettuno).

Giudicati “inquinati” la foce del canale Crocetta (Torvajanica, Pomezia); foce del Rio Vaccina a Ladispoli. Entro i limiti di legge, invece, i prelievi effettuati al Lungomare Pyrgi a Santa Severa di Santa Marinelli (dove dopo le denunce di Legambiente degli anni scorsi scorsi, finalmente sembra si sia intervenuto per risolvere le criticità); al canale dei Pescatori di Ostia e allo sbocco del depuratore Colle Cocchino di Anzio.

Due i campionamenti effettuati in provincia di Viterbo, entrambi con pessimi risultati: fortemente inquinato quello alla foce del fiume Fiora a Montalto Marina, e inquinato quello alla foce del fiume Marta al lido di Tarquinia. Meglio nella provincia di Latina, dove l’unico campionamento risultato oltre i limiti di legge rispetto ai 9 monitorati è stato quello alla foce del rio Santacroce a Gianola di Formia, risultato per il settimo anno consecutivo fortemente inquinato. Nessun problema invece per i prelievi effettuati nei comuni di Latina, Sabaudia, Terracina, Fondi e Gaeta(dettagli in tabella).

Manca l'informazione, cartellonistica obbligatoria ma quasi inesistente

I bagnanti del Lazio non se la passano bene neanche sul fronte dell’informazione. La cartellonistica in spiaggia è ancora troppo scarsa, quasi inesistente, nonostante sia obbligatoria da tre anni per i comuni costieri: rispetto ai 23 punti campionati, i tecnici di Goletta Verde hanno avvistato solo un cartello presso la foce del porto canale Loricina a Nettuno, un punto che per le autorità competenti è vietato alla balneazione. E lì il cartello c'è grazie a Goletta Verde che l’anno scorso ha protestato per chiedere che venisse apposta l'informativa di divieto di balneazione.

Sul fronte del marine litter, in 20 dei 23 punti di campionamento sono stati trovati rifiuti di tutti i generi, specialmente di plastica. E in sette casi si può parlare di discariche a cielo aperto: materassi, alberi di natale, sedie di plastica, rifiuti ingombranti abbandonati in loco ma, soprattutto, trasportati dai fiumi in mare.

Il monitoraggio di Goletta Verde (eseguito dalla squadra di tecnici di Legambiente tra 20 e il 23 giugno 2017) prende in considerazione il campionamento dei punti critici che vengono principalmente scelti in base a un “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni non solo dei circoli di Legambiente ma degli stessi cittadini attraverso il servizio Sos Goletta. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.

In Italia senza depurazione il 25% delle acque di fognatura che finiscono in mare, laghi e fiumi

"Un problema, quello della cattiva depurazione che affligge purtroppo tantissime zone dell’Italia, visto che nel nostro Paese circa il 25% delle acque di fognatura viene scaricato in mare, nei laghi e nei fiumi senza essere opportunamente depurato, nonostante siano passati oltre 10 anni dal termine ultimo che l'Unione Europea ci aveva imposto per mettere a norma i sistemi fognari e depurativi”, dichiara Serena Carpentieri, responsabile Campagne di Legambiente.

"A partire da Ardea e Tarquinia, passando per Anzio, Cerveteri, Ladispoli, Fiumicino, Formia e ovviamente Roma e con la pessima concentrazione di punti inquinati proprio nel litorale della provincia di Roma, tutti devono e possono realizzare un controllo maggiore degli scarichi abusivi e un monitoraggio responsabile della qualità del mare - commenta Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio - In pochissimi casi è presente la tabella di qualità costiera obbligatoria per legge al fine di segnalare lo stato delle acque, ulteriore responsabilità che i comuni colpevolmente non stanno facendo propria".

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