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Caso Nicole, Procura: "Si doveva procedere con parto cesareo d'urgenza"

27 luglio 2015 | 13.47
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Tre medici sospesi dal servizio

Caso Nicole, Procura:

"Noi riteniamo che nel momento in cui la bambina ha lasciato la clinica non aveva nessuna speranza di sopravvivenza. L'accusa che viene mossa al ginecologo di fiducia è che si sarebbe dovuto procedere con un parto cesareo d'urgenza''. Lo ha affermato il Procuratore della Repubblica a Catania facente funzioni Michelangelo Patané incontrando i giornalisti in merito alla misura cautelare interdittiva adottata dal gip nei confronti dei tre medici indagati per la morte della piccola Nicole, la neonata deceduta il 12 febbraio scorso poche ore dopo la nascita avvenuta in una clinica etnea mentre era in ambulanza diretta a Ragusa per la mancanza di posti letto nell'Unita di terapia intensiva neonatale negli ospedali del capoluogo etneo e a Siracusa.

''Si e' accertato - ha continuato Patané - che è stato compiuto da parte di costoro il reato di omicidio colposo e il reato di falso in atto pubblico poiché si è ritenuto che quanto attestato nella cartella clinica non risponde a verità poiché si danno dei dati che contrastano assolutamente con le risultanze della perizia medico - legale''.

''Il reato di omicidio colposo - ha aggiunto Patané - è contestato anche sotto il profilo che uno dei medici non aveva verificato l'esistenza del kit necessario per quanto bisognava fare sulla bambina''. ''Il numero delle persone iscritte nel registro degli indagati - ha concluso Patané - é superiore alle tre persone nei cui confronti sono state emesse le misure interdittive. Vi sono altri indagati per i quali poi, all'esito, si farà uno stralcio''.

Il Gip di Catania ha emesso l'ordinanza di applicazione della misura cautelare interdittiva della sospensione dell'esercizio della professione medica per la durata di 10 mesi nei confronti del neonatologo A.D.P., della ginecologa M.P. e dell'anestesista G.A.G..

Nella richiesta di misura cautelare ai tre indagati sono stati contestati i reati di omicidio colposo e falso ideologico nella cartella clinica. Secondo quanto ricostruito dalla Procura, la documentazione medica prodotta dalla casa di cura Etnea e che è stata sequestrata, è apparsa da subito carente e complessivamente inattendibile con riferimento al decorso del travaglio, alle condizioni di salute della bambina dopo la nascita e alle manovre rianimatorie praticate.

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