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"Nessun rischio per le riforme". Think tank Bruegel smantella riserve sul Qe

15 marzo 2015 | 15.11
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Gli analisti a pochi giorni dal lancio da parte della Bce: "Appare improbabile che il programma di acquisto di bond possa portare a una battuta d'arresto"

(Xinhua)
(Xinhua)

La Bce non sacrifica le riforme sull'altare dell'inflazione. E' la conclusione a cui giunge un'analisi pubblicata dal think tank Bruegel a pochi giorni dal lancio del Qe da parte dell'Eurotower. Un intervento non convenzionale inviso alla Germania, con il banchiere centrale tedesco Jens Weidmann che fino a ieri non ha lesinato critiche al piano.

L'analisi smantella gran parte delle riserve sul rischio che il ventaglio di misure di stimolo della Bce, Quantitative Easing in primis, possa rallentare il processo di riforme. "Appare improbabile - si legge nel testo - che il programma di acquisto di bond della Bce possa portare a una battuta d'arresto sproporzionata degli sforzi di riforma nei Paesi sotto stress". In particolare, si aggiunge, "le economie con alti tassi di disoccupazione davanti alle pressioni dell'elettorato dovrebbero continuare ad attuare le riforme e dovrebbero farlo beneficiando della spinta temporanea della domanda grazie a un euro più debole e al calo dei prezzi del petrolio".

Inoltre, "il meccanismo composto dall'European stability mechanism e dagli Omt sembra essere ben attrezzato per intensificare gli sforzi di riforma e, quindi, aumentare la competitività nei Paesi in crisi".

Tuttavia "andrebbero elaborati meccanismi alternativi di governance economica dell'area dell'euro" per rafforzare la competitività. Ma non tocca alla Bce promuovere riforme strutturali. La Bce può sollecitare i governi ad attuarle, come reitera sempre il suo presidente Mario Draghi, ma tocca ai governi implementarle e alla Commissione Ue vigilare "per garantire che vadano avanti gettando le basi di una crescita sostenibile di lungo termine".

Nello studio si rileva inoltre, sulla base di un'accurata analisi dei dati Ocse, che "nei Paesi inseriti in un programma del Fmi sono stati significativamente intensificati gli sforzi per le riforme", anche se "questo non sorprende alla luce dello schema 'bastone-carota' con cui vengono sborsati i prestiti del Fmi". Cioè niente soldi senza riforme.

Infine un altro dei risultati a cui giunge lo studio è che "i Paesi con un elevato tasso di disoccupazione tendono a rafforzare le riforme" e questo perché davanti alla "percezione pubblica di una crisi è necessario per creare le condizioni politiche per intraprendere ampie riforme".

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