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New York, agguato fuori dalla moschea: uccisi imam e il suo assistente

14 agosto 2016 | 11.06
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Immagine di repertorio (Foto Xinhua) - XINHUA
Immagine di repertorio (Foto Xinhua) - XINHUA

L'imam di una moschea nel Queens, a New York, e il suo assistente sono stati uccisi ieri da un uomo armato, mentre uscivano dalla moschea. La sparatoria è avvenuta nei pressi della Masjid Al-Furqan, dove le due vittime stavano svolgendo le loro preghiere. Lo riferiscono i media locali.

Le vittime indossavano abiti tradizionali musulmani e sono stati entrambi colpiti in testa da distanza ravvicinata. Il killer si è sarebbe avvicinato da dietro, secondo quanto riferisce la polizia. La comunità musulmana della moschea denuncia la sparatoria come un crimine di odio contro la loro fede. L'indagine sul motivo dell'attacco è ancora in corso.

Per i fedeli della comunità, che frequenta la moschea di Queens, si è trattato di un crimine dettato dall'odio, frutto dell'Islamofobia voluta da Donald Trump. La polizia ha insistito sul fatto che i primi passi compiuti dalle indagini non hanno fatto emergere elementi a conferma di un crimine dettato dalla fede dei due religiosi uccisi. Ma nella comunità di fedeli che faceva capo all'imam l'idea è un'altra: "Ci sentiamo veramente insicuri e non al riparo in un momento come questo", ha dichiarato alla WCBS un residente. "E' una minaccia per noi, per il nostro futuro, per la nostra libertà di spostamento nel quartiere, e noi chiediamo giustizia". Più esplicito ancora Khairul Islam, residente nella zona, secondo il quale la comunità considera l'attacco un crimine di odio frutto del clima creato dal candidato repubblicano alla presidenza. "Trump e il suo teatro hanno creato l'Islamofobia", ha dichiarato al New York Daily News.

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