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Non Fungible Token

NFT: un nuovo standard digitale per l'arte? Ci provano anche Eminem e Doja Cat

23 aprile 2021 | 09.54
LETTURA: 3 minuti

Le certificazioni di autenticità di prodotti digitali stanno facendo furore non solo nell’arte ma anche nella musica, nella scrittura e per trasformare la torre Eiffel in token

NFT: un nuovo standard digitale per l'arte? Ci provano anche Eminem e Doja Cat

Doja Cat parte oggi con Juicy Drops, la sua piattaforma di produzione artistica digitale in NFT. Anche la cantante, rapper e produttrice discografica statunitense ha deciso così di entrare nel mondo dell'arte digitale mettendo in vendita NFT che si ispirano alla sua recente partecipazione ai Grammy Awards dove era in nomination come Best New Artist. Anche Eminem ha deciso di partecipare a una vendita speciale sulla piattaforma Nifty Gateway: il prossimo 25 aprile verrà svelato cosa sarà messo all'asta del celebre rapper in NFT. OVR, struttura autonoma decentralizzata per il web, apre invece il prossimo 26 aprile una nuova galleria d’arte per gli artisti digitali con la personale dell'artista italiano Giovanni Motta. Inoltre, il 30 metterà in vendita anche la Torre Eiffel tokenizzata in 1,6 trilioni di esagoni.

E, quindi, di che parliamo quando parliamo di NFT? Si tratta di token non fungibili, ossia di speciali espressioni crittografiche non intercambiabili che possono quindi identificare qualcosa di unico, a tutti gli effetti un atto di proprietà, anche se non rappresenta l'opera vera e propria quanto i suoi metadati. In principio fu il videogioco CryptoKitties nel 2017, all'interno del quale si possono allevare e scambiare gattini virtuali in edizione limitata. Gli NFT garantiscono ai giocatori l'unicità e l'autenticità del singolo gatto che, in un caso, è arrivato a essere valutato qualcosa come 587.000 dollari.

Da quel momento il mondo dell'arte ha cominciato a impadronirsi della tecnologia per garantire la proprietà di qualunque opera digitale. Lo scorso marzo, la Casa d’aste Christie’s ha battuto, sotto forma di NFT, l’opera digitale Everydays: The First 5000 Days, dell’artista Beeple per 69,3 milioni di dollari, una cifra che lo rende il terzo in assoluto per valore di vendita dopo Jeff Koons e David Hockney. Certo occorre anche notare che, ad aggiudicarsi l’opera, è stato l’imprenditore Vignesh Sundaresan, gestore del fondo Metapurse, specializzato proprio in NFT ma è senz'altro vero che l'elemento realmente interessante degli NFT è il fatto che possono garantire la remunerazione dell’autore innumerevoli volte per la stessa opera. Gli NFT hanno da allora cominciato ad occupare il mondo della produzione artistica dando, come abbiamo visto, valore digitale a testi, foto, videogiochi: lo scorso fine marzo è stato venduto all'asta il primo tweet pubblicato nel 2006 da Jack Dorsey, cofondatore e Ceo di Twitter, per 2,9 milioni di dollari.

Parliamo di un mercato che, secondo Cointelegraph, tra gennaio e febbraio 2021 ha già registrato più di 100 milioni di dollari di spesa. Nell'euforia del momento collegata a questa tecnologia, ci sono però anche dei dubbi e delle incertezze come quella espressa dall'artista Memo Atken che si è concentrato sul consumo energetico per la produzione di questi token: “Ci sono già centinaia di articoli che trattano molti altri aspetti di NFT o CryptoArt, ma non un singolo articolo o studio che ne valuti la prospettiva ecologica.

Ovviamente c'è una discussione più ampia sull'impatto ecologico della blockchain in generale (ad esempio per Bitcoin ed Ethereum). Ma questa discussione è fortemente polarizzata tra i pro-cripto che credono che l'estrazione delle cryptovalute sia per lo più green contro chi ritiene che siano uno spreco di risorse. Spero che il mio ragionamento sviluppi una conversazione produttiva”. In sostanza, il suo ragionamento e la sua ricerca vertono sulla possibilità che i processi di creazione degli NFT, correlati alla capacità di calcolo di migliaia di computer, necessitino di un consumo di energia molto grande con conseguenti emissioni di Co2.

Atken stima che una singola transazione in Ethereum (ETH) abbia un’impronta media di 27,7 kg di Co2 paragonabile al consumo elettrico di una casa in due giorni. Il processo per convalidare un NFT (minting) consuma ancora di più: la sua stima per un singolo NFT è di 211 kg di Co2, ovvero quanto un viaggio in macchina di mille chilometri o un volo aereo di due ore. 

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