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Niente Giochi per 47 russi

09 febbraio 2018 | 08.04
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(Foto Afp) - AFP
(Foto Afp) - AFP

Il Tas ha respinto i ricorsi di 47 tra atleti e tecnici russi, confermando la loro esclusione dalle Olimpiadi invernali di Pyeongchang. La decisione è stata annunciata questa mattina, nel giorno della cerimonia di apertura dei Giochi, dal segretario generale del Tribunale arbitrale dello Sport di Losanna, Matthieu Reeb, in una conferenza stampa a Pyeongchang.

Trentadue atleti si erano rivolti al Tas per chiedere la riammissione 'last minute' ai Giochi: tra questi Viktor Ahn, sudcoreano dello short track naturalizzato russo e vincitore di 3 ori e un bronzo a Sochi, i suoi compagni di squadra Denis Airapetyan e Vladimir Grigoryev, il biatleta campione olimpico in staffetta Anton Shipulin, il fondista Sergey Ustyugov e la pattinatrice Ksenia Stolbova.

Nel secondo fascicolo sono stati trattati i ricorsi di altri 15 russi (13 atleti e 2 tecnici) tra cui il fondista Alexander Legkov, vincitore di un oro a Sochi, e l'ex slittinista Albert Demchenko argento agli ultimi Giochi e oggi tecnico. Secondo il Tas, non è stato dimostrato che il metodo seguito dal Cio per valutare i requisiti dei russi da invitare a partecipare alle Olimpiadi di Pyeongchang sotto bandiera neutrale sia stato discriminatorio, arbitrario o sleale nei confronti degli atleti in questione.

Al contrario, secondo i giudici del tribunale di Losanna, "il processo creato dal Cio per stabilire un elenco di inviti di atleti russi per competere come neutrali non può essere descritto come una sanzione, ma piuttosto come una decisione di eleggibilità". Sempre secondo il Tas il Comitato olimpico internazionale, nonostante l'esclusione dai Giochi della Russia a causa dello scandalo doping delle precedenti Olimpiadi di Sochi, "ha deciso di offrire ai singoli atleti l'opportunità di partecipare ai Giochi invernali a certe condizioni, un processo progettato per bilanciare l'interesse del Cio nella lotta globale contro il doping e gli interessi dei singoli atleti della Russia". In conclusione "non ci sono prove che le due commissioni speciali" del Cio "abbiano fatto le loro valutazioni in modo improprio".

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