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Ninetto Davoli: "Al Lido con Pasolini era un'altra cosa"

03 settembre 2014 | 16.29
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L'attore è alla Mostra di Venezia con due film, 'Senza nessuna pietà' di Michele Alhaique, protagonista Pierfrancesco Favino, e 'Pasolini' di Abel Ferrara, protagonista Willem Dafoe

Ninetto Davoli (classe 1948) è alla Mostra di Venezia in due film, 'Senza nessuna pietà' di Michele Alhaique, protagonista Pierfrancesco Favino, presentato nei giorni scorsi, e 'Pasolini' di Abel Ferrara, protagonista Willem Dafoe. "A Venezia è un po' come giocare in casa - dice Davoli all'AdnKronos - perché comunque io la prima volta sono venuto cinquant'anni fa, con 'Il Vangelo secondo San Matteo' con Pierpaolo". "Poi - prosegue - sono venuto con Marco Tullio Giordana per il film che ha fatto appunto su Pasolini ('Pasolini, un delitto italiano', 1995, ndr), poi anche con una cosa di Sergio Citti ('I Magi randagi', 1996, ndr). Insomma ormai Venezia per me non è un'emozione come per i giovani di oggi".

Quando mise piede al Lido aveva 16 anni. Davoli ricorda: "Non era la prima volta che uscivo da Roma però venire al festival a 16 anni non è poco, allora è stata una emozione strepitosa: gloria, fotografie, per me era un evento eccezionale perché io prima non facevo l'attore. Ora mi piace ma non è l'emozione della prima volta" e poi "dopo tanti anni un po' di tristezza me la mette Venezia. Forse perché io ho vissuto una sensazione un po' diversa 50 anni fa: altri divi, un'altra epoca, un altro cinema. Adesso ci sono delle cose molto belle, dei film molto belli ma sempre un po' legati al fatto commerciale, di business. Non si fa, ma questo non vale per tutti, il cinema con la 'c' maiuscola".

Di Pasolini sul set Davoli sottolinea "intanto la semplicità del rapporto che aveva con gli attori. Non era il classico regista che imponeva a tutti i costi un certo modo di fare le cose: Pierpaolo con me, ma anche con tutti gli attori che hanno lavorato con lui, ci ha lasciati sempre un po' sciolti, un po' liberi di essere noi stessi. Pierpaolo era molto semplice, molto umano e aveva un buon rapporto con gli attori".

Davoli elogia poi l'intepretazione che Dafoe ha fatto di Pasolini nel film di Ferrara: "Dafoe che fa Pierpaolo ha una rassomiglianza eccezionale e poi lui è un grande attore ed è stato molto bravo. Il racconto che fa Ferrara su Pasolini riguarda le ultime 48 ore di Pierpaolo, dall'ultima intervista fatta a Parigi alla fine, alla tragedia, con dentro il racconto di chi era Pasolini". Pasolini per Davoli è stato "un grande, un grande. Una di quelle persone che nascono ogni cent'anni. Ha sempre fatto la sua strada, è andato avanti con il suo pensiero" e anche per questo "è stato amato ma anche molto odiato".

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