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Nizza, Procuratore Agrigento aveva lanciato allarme: "A Lampedusa pericolo arrivo terroristi"

29 ottobre 2020 | 21.07
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L'anno scorso Patronaggio alla Commissione Affari costituzionali aveva ribadito il rischio degli "sbarchi fantasma". Anche Aoussaoiu era arrivato con un barchino autonomo

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Il pericolo maggiore alla sicurezza pubblica più che dai barconi che partono dalla Libia proviene dagli sbarchi fantasma che arrivano dalla Tunisia. Gli sbarchi fantasma sono un vero pericolo perché chi arriva così vuole sottrarsi all’identificazione” rappresentando così "un potenziale rischio nella lotta al terrorismo".

Era il 2 luglio del 2019 e il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, veniva sentito davanti alla Commissione Affari costituzionali sui decreti sicurezza. In quella occasione il magistrato, che lo scorso 20 settembre aveva iscritto nel registro degli indagati, per immigrazione clandestina, Brahim Aoussaoui, l'attentatore tunisino di Nizza, aveva lanciato l'allarme sull'arrivo di potenziali terroristi sulle coste lampedusane. Anche Aoussaoiu era arrivato con un barchino autonomo , insieme con altri venti connazionali. Poi venne trasferito a Bari da dove ha fatto perdere le sue tracce.

“Alcuni terroristi che hanno compiuto azioni in Paesi europei – aveva sottolineato Patronaggio rafforzando questa preoccupazione – sono arrivati in Europa passando proprio attraverso la porta Sicilia”. "Il pericolo maggiore sono gli sbarchi fantasma, perché la mancata identificazione rappresenta un potenziale rischio nella lotta al terrorismo - aveva aggiunto - I numero di migranti arrivati sulle coste siciliane è drasticamente calato e dei circa mille arrivati nei primi sei mesi in provincia di Agrigento “quelli soccorsi dalle ong rappresentano una porzione insignificante”, quindi per il decreto Sicurezza bis non vi erano “le condizioni di straordinaria necessità e urgenza”.

E già nel 2017, tre anni fa, lo stesso Procuratore aveva lanciato un ennesimo allarme sugli sbarchi fantasma. "Sono quasi tutti tunisini, ma i motivi per cui arrivano in Italia potrebbero non essere solo legati a bisogni economici. Tra loro ci sono persone che non vogliono farsi identificare, gente già espulsa in passato dall’Italia o appena liberata con l’amnistia dalle carceri tunisine o magari che ha preso parte alle rivolte del 2011. Tra loro potrebbero esserci anche persone legate al terrorismo internazionale. Per questo penso che siamo di fronte a un’immigrazione pericolosa".

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