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"No al massacro dei curdi", blitz a Roma per fermare invio di armi in Turchia

23 ottobre 2019 | 13.25
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'Stop armi alla Turchia'. Con un blitz questa mattina alcune decine di manifestanti si sono ritrovati davanti alla sede di Rheinmetall Italia spa (una azienda del Gruppo tedesco Rheinmetall Defence) per protestare "contro l'invio ad Erdogan - spiegano dal sit in davanti ai cancelli - di un cannone da 600 colpi al minuto".

"Stop armi alla Turchia, embargo popolare", si legge sullo striscione esposto davanti ai cancelli dello stabilimento nella zona di Settecamini dove alcuni manifestanti si sono incatenati. "Da questo stabile, nelle prossime ore, partirà un cannone diretto verso la Turchia", questo è quanto denunciato dagli attivisti e dalle attiviste a sostegno della campagna "Rise Up for Rojava".

"E' vergognoso che l'Italia continui ad esportare armi che arrivano ad Ankara - spiegano gli attivisti - legittimando ed alimentando l'ignobile offensiva turca nel nord della Siria, che ha già comportato la morte e il ferimento di centinaia di civili e la creazione di una vera e propria emergenza umanitaria con la messa in fuga di 300.000 uomini, donne e bambini. Pretendiamo che il Governo italiano, al di là delle sterili dichiarazioni di facciata, adotti tutti i provvedimenti necessari per bloccare immediatamente l'export delle armi verso la Turchia, comprese le commesse già pronte".

"Invitiamo tutte le realtà territoriali a dare un concreto sostegno alla lotta del popolo curdo, segnalando i siti in cui si producono armamenti che potrebbero alimentare il massacro in Rojava. Chiediamo, inoltre, ai lavoratori ed alle lavoratrice della logistica e della produzione di svolgere un ruolo attivo nell'opposizione all'invio di macchine da guerra verso Ankara. Se il Governo italiano non ha il coraggio di fermare l'esportazione delle armi, dimostriamo che esistono centinaia di uomini e donne pronti a realizzare un embargo popolare", spiegano i manifestanti.

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