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Nobel: Malala, premio ai bambini che vogliono pace e istruzione

10 dicembre 2014 | 14.48
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Nobel: Malala, premio ai bambini che vogliono pace e istruzione

E' la voce ''dei bambini che vogliono la pace e l'istruzione'' che Malala Yousafzai ha fatto sentire a Oslo, dopo aver ricevuto il Premio Nobel per la pace insieme all'attivista indiano Kailash Satyarthi. Lo dice la stessa attivista pakistana, che nell'ottobre del 2012 ha rischiato di morire, colpita da un proiettile alla testa dai Talebani che osteggiavano la sua campagna per l'istruzione femminile. ''Questo premio non è solo per me - ha detto lei a Oslo - E' per i bambini dimenticati che vogliono l'istruzione. E' per quei bambini spaventati che vogliono la pace. E' per quei bambini senza voce che vogliono il cambiamenti''. Bambini, ha proseguito Malala, che ''non è il momento di compatire''. ''Io sono qui per i loro diritti, per far sentire la loro voce - ha detto - E' il momento di agire in modo che sia l'ultima volta che un bambino viene privato dell'istruzione''.

Ringraziando i genitori per il ''loro amore incondizionato'' e tutti coloro che hanno ''continuato a sostenerla e amarla'', Malala dice di essere ''molto orgogliosa di essere la prima pashtun, la prima pakistana e la più giovane a ricevere questo riconoscimento'' e di riceverlo insieme a ''Kailash Satyarti, con il quale possiamo lavorare insieme e dimostrare che un indiano e un pakistano insieme possono raggiungere obiettivi in tema di diritti dei bambini''. Malala, che si definisce ''una persona impegnata e testarda, che vuole che ogni bambino abbia un'istruzione di qualità, la parità di diritti per le donne e la pace in ogni angolo del mondo'', parla dell'istruzione come di ''una delle benedizioni della vita''.

Della sua Valle di Swat, dov'è cresciuta, ricorda che ''quando avevo dieci anni è arrivato il terrorismo. Più di 400 scuole sono state distrutte. Alle ragazze è stato vietato andare a scuola. Le donne sono state frustate. Persone innocenti sono state uccise. E i nostri bei sogni si sono trasformati in incubi''. Così ''l'struzione è passata dall'essere un diritto a essere un crimine''. ''Avevo due opzioni - racconta - rimanere in silenzio e aspettare di essere uccisa. O parlare e poi essere uccisa. Ho scelto la seconda. Ho deciso di parlare. I terroristi hanno cercato di fermarci, ma né le loro idee, né i loro proiettili potrebbero vincere. E da quel giorno le nostre voci sono diventate più forti''.

Malala ricorda poi una sua compagna di scuola, che ''sognava di diventare un medico. Ma il suo sogno è rimasto un sogno. A 12 anni è stata costretta a sposarsi e a 14 ha avuto un figlio''. Questo, dice l'attivista, ''è il motivo per cui dedico il denaro del premio Nobel al 'Fondo Malala', per contribuire a dare le ragazze di tutto il mondo una formazione di qualità. Il primo finanziamento andrà dov'è il mio cuore, per costruire scuole in Pakistan'', dove ''non vi è ancora alcuna scuola secondaria per ragazze''. ''Ecco dove inizierò, ma non è dove mi fermerò. Continuerò questa battaglia fino a quando vedrò tutti i bambini a scuola'', conclude.

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