Nell'arco di tre mesi potrebbe cambiare l'organigramma amministrativo del potere italiano: centinaia di poltrone tra mandarini della Pa, segretari generali, capi dipartimento dei dicasteri, capi area, staff di premier e ministri, vertici Agenzie, tutti soggetti a un eventuale ricambio sulla base della legge 165 del 2001 sullo spoil system che dà al nuovo governo la facoltà di revocare o confermare gli incarichi entro 90 giorni dal giuramento.
Una norma introdotta per fare in modo che i tempi degli incarichi dirigenziali non superino la durata dell'organo politico che li ha nominati e che dunque farebbe saltare poltrone assegnate nell'era Renzi-Gentiloni. A partire da Palazzo Chigi, dove a parte il naturale ricambio nello staff del premier, c'è in ballo la casella di segretario generale, quella del consigliere diplomatico e di ben 19 capi dipartimento, dalla Protezione civile al delicato Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, il Dis.
Tra i posti-chiave in attesa di assegnazione al Tesoro, la scrivania del direttore generale, dopo le dimissioni di Vincenzo La Via, e quella del Capo commissione speciale per fabbisogni standard, occupata in precedenza da Luigi Marattin poi eletto a Montecitorio. Esposte allo spoil system anche la casella di capo di gabinetto, ragioniere generale dello Stato e del capo dipartimento delle Finanze, tra le altre.
Attesa per i capi di gabinetto e gli staff dei ministri che verranno indicati anche in tutti gli altri dicasteri, Mise e Giustizia, tra i fronti più caldi. Da riconfermare o sostituire anche i vertici dell’Agenzia delle entrate, Demanio e Dogane, soggetti anch'essi a spoil system.