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Non chiamatelo usa e getta: il vino monodose diventa chic e sostenibile con First Glass

17 giugno 2022 | 10.52
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La startup italiana tutta al femminile cavalca l’onda dell’innovazione nel packaging del vino, che per rispondere alle nuove esigenze dei consumatori si fa sempre più accessibile e smart, con uno sguardo anche al mercato del luxury.

Non chiamatelo usa e getta: il vino monodose diventa chic e sostenibile con First Glass

Fra i trend emersi nell’epoca della pandemia c’è quello di un nuovo modo di degustare e consumare il vino: più flessibile in termini di dove, quando e in che contesto viene bevuto, e con la possibilità di sperimentare una maggiore varietà di etichette senza un eccessivo impegno economico o di ricerca. Questa spinta innovativa, secondo le analisi di mercato, deve fare i conti anche con le esigenze di una nuova generazione di consumatori che è sempre più attenta ai temi della salute, della sostenibilità e della personalizzazione dell’esperienza di degustazione.

Assaggiare nuovi vini senza dover necessariamente acquistare o consumare una bottiglia intera: è questo il concetto alla base di alcuni dei progetti più disruptive presentati negli ultimi anni, come il dispositivo di mescita Coravin che permette di degustare un calice di vino senza stappare la bottiglia.

Ma non mancano le soluzioni monodose, un fenomeno in crescita che trae spunto dal successo di altri prodotti del mondo beverage - dalla birra agli spirits - e che negli ultimi anni ha registrato un significativo incremento nelle vendite: +12% all’anno in Italia, e secondo le stime raggiungerà il valore di 47 miliardi di dollari su base mondiale entro il 2025.

Una soluzione che permette di degustare una varietà più ampia di vini diversi, anche premium: secondo i dati Nielsen, riportati da Wine Enthusiast, sul mercato USA nel 2020 i vini monodose di prezzo pari o superiore a 16 dollari hanno rappresentato il 37% delle vendite, con un aumento del +27% rispetto all'anno precedente.

Trasformare il vino - anche di alta qualità - in un prodotto più accessibile, dinamico e attrattivo, in particolare per i giovani e i meno esperti. E’ questa l’intuizione alla base anche di un nuovo progetto Made in Italy tutto al femminile: First Glass, la startup appena lanciata da tre giovani donne accomunate da esperienze formative e professionali internazionali, spirito imprenditoriale e – naturalmente – curiosità e passione per il vino.

Le abbiamo incontrate a Milano dove, in occasione del Fuorisalone, hanno presentato la nuova gamma di prodotti First Glass.

Il concetto del monodose viene spesso associato a quello di ‘usa e getta’ - ha spiegato Silvia Tettamanti, amministratore delegato dell’azienda, di origini lombarde con trascorsi a Londra, Lugano e Dubai - il nostro prodotto invece parte proprio dalla sostenibilità, a partire dall’uso di materiali che sono riciclati come la carta, il vetro e l’alluminio. Non abbiamo scelto materiali plastici e reintroduciamo il concetto di vuoto a rendere, come si faceva una volta quando il vetro era prezioso, si usava e si riconsegnava. L’idea è quella di dare spunti per il riutilizzo: nello store che apriremo prossimamente a Firenze sarà possibile acquistare anche tappi sostitutivi che permetteranno di riciclare le nostre bottiglie di vetro per trasformarle in oggetti d’uso quotidiano, come contenitori per le spezie e vasi”.

Il nostro è un prodotto che punta tanto sull’estetica e sull’eleganza - ha raccontato Giulia Bacci, designer rientrata dalla West Coast degli Stati Uniti, che cura la linea grafica del progetto - Il vino italiano è un’eccellenza e noi vogliamo rilanciarla nel mondo in maniera completamente innovativa, traendo spunto da altri campi d’eccellenza Made in Italy come la moda, l’arte e il design”.

Osservando la confezione e il packaging dei vini proposti da First Glass, in effetti, è indiscutibile l’attenzione per il look&feel del prodotto, proposto in box da 3, 5 o 7 varietà di vino, ciascuno contenuto in una bottiglietta monodose in vetro che riporta il logo dell’azienda di riferimento.

Grazie a questo formato, anche i consumatori meno esperti possono assaggiare diversi vini, creare la propria selezione e scoprire nuovi prodotti - ha proseguito Silvia Tettamanti - crediamo che uno degli elementi più importanti nella degustazione sia la curiosità e proprio per questo il nostro prodotto non intende sostituire la bottiglia tradizionale, ma vuole offrire nuove occasioni di approccio e scoperta in una moltitudine di contesti”.

Se il packaging monodose infatti da sempre si presta al comparto Travel&Hotellerie, dove i prodotti First Glass sono già sbarcati per il consumo in treno, in volo e negli alberghi, secondo le fondatrici del progetto costituisce anche un’importante modalità di consumo sociale, adatto alle occasioni conviviali e agli eventi.

Qui a Milano abbiamo avuto modo di confermare questa intuizione: sono state moltissime le persone, soprattutto fra i più giovani, che grazie ai nostri prodotti si sono divertite a provare varietà diverse e nuove di vino, scambiando opinioni e assaggi in una maniera più informale e dinamica di ciò che spesso caratterizza le occasioni di degustazione. Le nostre box si prestano anche come regalo per andare a cena, per incoraggiare le persone a vivere l’esperienza di assaggio in un momento sociale”.

Bere meno, ma bere meglio: “less is more”, affermano le ragazze, che per la selezione della prima mandata di vini proposti sul mercato - che include referenze di Cantine Lunae, Casata Davini, Etruscaia, Fattoria Sardi, Pinci, Tenuta La Gigliola - hanno potuto contare sulla collaborazione di Francesca Vigo, tecnologa del vino con profonde radici nel terroir toscano ed esperienze in luoghi simbolo del bere di qualità, tra cui Bordeaux e Australia.

Ci piace molto il tema della ricerca, della territorialità. In Italia abbiamo una varietà tra le più grandi al mondo e il nostro intento è anche quello di andare alla scoperta, e di aiutare a portare alla ribalta, anche quei vini che hanno una produzione più piccola, ma di qualità. Al momento con Francesca Vigo abbiamo selezionato 20 etichette ma l’idea è di aggiungerne tra le cinque e le dieci nuove ogni mese, per arrivare a rappresentare non solo tutte le regioni d’Italia, ma anche le piccole nicchie. In futuro, vorremmo espandere la nostra proposta per abbracciare anche vini esteri, quali i grandi prodotti francesi, tedeschi, della Nuova Zelanda e della California, per diventare il brand di riferimento internazionale del vino monoporzione.

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