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Terrorismo: i volontari del Kurdistan, in centinaia dall'Europa per fermare l'Is

15 ottobre 2014 | 13.26
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Terrorismo: i volontari del Kurdistan, in centinaia dall'Europa per fermare l'Is

Sono centinaia i curdi provenienti dall'Europa che si sono uniti ai peshmerga del Kurdistan iracheno e ai miliziani siriani dell'Ypg, le unità per la protezione del popolo, nella lotta contro i jihadisti dello Stato islamico. Lo riporta il sito curdo di Rudaw, raccontando in particolare le storie di Hussein Mohammad, musicista in Germania e peshmerga nel nord iracheno, e di Lukman Hassan, anche lui rientrato in Kurdistan da Berlino. ''Lo Stato islamico sta attaccando i nostri fratelli e le nostre sorelle e sta cercando di conquistare la nostra terra. Per questo dobbiamo tornare e difenderla, anche al costo della nostra vita'', dice Hassan. Sia lui, sia Mohammad negli anni Novanta avevano combattuto con i peshmerga contro l'ex raìs iracheno Saddam Hussein.

Susanne Guven, presidente dell'Associazione nazionale curda, stima che circa duecento curdi-svedesi abbiano lasciato la Svezia il mese scorso per partecipare alla lotta contro l'Is tra le fila dei peshmerga. Ad agosto, invece, il giornale di Oslo VG aveva parlato di curdi-norvegesi al fronte. Secondo il quotidiano di Copenhagen Politiken, in battaglia c'erano anche una decina di curdi-danesi. Tra questi il 27enne Azad Mahmood Hamid. ''I miei antenati hanno versato il loro sangue per noi, grazie a loro abbiamo un'autonomia curda. Non resterò a guardare l'avanzata dell'Is e le sue conquiste'', ha detto Hamid, che ha lasciato il suo lavoro di pizzaiolo e meccanico in Danimarca, dove ufficialmente risiede ancora, e ora combatte contro i jihadisti a Jalawla nella provincia di Diyala nel nord dell'Iraq.

Per il trentenne Shaho Pirani, un master in antropologia e scienze politiche, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la conquista di Mosul da parte dell'Is a giugno. A quel punto ha deciso di partire dalla Danimarca, imbracciare le armi e ricevere addestramento in un campo dei peshmerga. ''Se l'Is vince, noi perdiamo tutto'', spiega, annunciando l'intenzione di partire per Kobane, in Siria, per difendere la città a maggioranza curda assediata dai jihadisti. ''Sono pronto ad andare a Rovaja (regione del Kurdistan siriano dove c'è Kobane, ndr) e combattere per i curdi lì. Per me non ci sono differenze in quale parte del Kurdistan combatto'', ha aggiunto.

Rudaw ha quindi contattato due curdi turchi provenienti dalla Danimarca, Mihemede Lice e Sofi Cengi, che si sono uniti ai peshmerga. La presenza di curdi danesi a Kobane è stata invece confermata dalla deputata danese di etnia curda Ozlem Cekic. La Dutch Broadcast Foundation conferma invece la presenza di curdi danesi tra i peshmerga nel Kurdistan iracheno.

Ma la partenza di cittadini europei per la Siria e l'Iraq non è certo motivo di vanto. Il deputato Soren Espersen del Partito del popolo danese si dice preoccupato per la presenza di curdi danesi nelle fila dell'Ypg perché questi miliziani sono legati dal Pkk, considerata dalla Ue e dalla Nato una organizzazione terroristica. ''E' un grande problema che i giovani in Danimarca combattano direttamente o indirettamente per un'organizzazione che è nella nostra lista dei gruppi terroristici. Dobbiamo dire loro di restare a casa'', ha detto il politico a Rudaw.

"Sappiamo che le persone che sono partite e che combattono nelle guerre spesso hanno problemi di salute mentale. Se vogliono combattere, lo possono fare nell'esercito danese'', ha detto a Rudaw il deputato del Partito conservatore del popolo danese Tom Behnke. L'avvcocato ed ex giudice del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia Frederik Harhoff ha spiegato che non è punibile chi combatte in un altro Paese ''se rispetta le convenzioni e non commette crimini di guerra''. Ma siccome il Pkk è considerata un'organizzazione terroristica, i combattenti curdi potrebbero essere puniti.

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