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La polemica

Norvegia, Fb sotto accusa per censura foto bimba Napalm. Il social: "Miglioreremo policy"

09 settembre 2016 | 14.22
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Mark Zuckerberg finisce sotto accusa in Norvegia per aver censurato su Facebook la famosa foto della bimba vietnamita che corre nuda piangendo, bruciata dalle bombe al Napalm lanciate dal corpo d’intervento americano in Indocina durante il conflitto. A puntare il dito contro il Ceo di Fb è il quotidiano norvegese 'Aftenposten', in una lettera aperta pubblicata oggi in prima pagina, nella quale si sostiene che Zuckerberg ha deliberatamente e senza scrupoli abusato del suo potere sul social media.

Pochi giorni fa Facebook - riporta il giornale norvegese - ha infatti deciso di sospendere l'account dello scrittore norvegese Tom Egeland che aveva lanciato una discussione su "sette fotografie che hanno cambiato la storia della guerra". "Sono indignato, arrabbiato e anche spaventato per quanto Lei, signor Zuckerberg, sta facendo con un pilastro della nostra società democratica", ha scritto Hansen Espen Egil, direttore e ad del quotidiano. "Sono preoccupato perché il più importante mezzo d’informazione del mondo sta limitando la libertà invece di cercare di ampliarla, e a volte ciò accade in modo autoritario".

Nel post incriminato lo scrittore aveva pubblicato la foto dei bambini vietnamiti, tra cui quella celebre della piccola Kim Phuc, 9 anni all'epoca, che correva investita da un attacco al napalm, foto che valse il Pulitzer al suo autore Nick Ut. Aftenposten ha poi riportato la notizia della sospensione dell'account di Hansen, pubblicando la foto in questione e condividendola sulla sua pagina Facebook. A quel punto il quotidiano norvegese si è visto recapitare l'invito di Facebook a cancellare o rendere irriconoscibile la foto dalle sue edizioni online. Motivo: "foto che mostrano persone completamente nude e rendono visibili i genitali o donne totalmente nude secondo le nostre regole vanno totalmente rimosse". Prima che Aftenposten potesse replicare, Facebook ha cancellato articolo e foto dalla pagina del quotidiano sul social media.

Nella sua lettera aperta Hansen sottolinea che la decisione di Facebook rivela una totale incapacità "di distinguere tra pornografia pedofila e una famosa foto di guerra, e una mancanza di volontà di dare spazio a liberi giudizi". Hansen continua: "Sebbene io sia il direttore del più grande giornale norvegese, devo constatare che Lei restringe e limita lo spazio entro il quale posso esercitare la mia responsabilità editoriale…penso che lei stia abusando del suo potere, difficile credere che lo faccia consapevolmente".

Il giornalista norvegese nota inoltre che anziché svolgere la sua missione dichiarata, quella di rendere il mondo più aperto e connesso, Zuckerberg "non farà che promuovere la stupidità e non riuscirà ad avvicinare tra di loro gli esseri umani". Il ruolo di media informativo di Facebook è sempre più ampio, negli Usa ad esempio il 44% degli adulti si informa su Facebook. "I media hanno la responsabilità di giudicare in ogni singolo caso cosa pubblicare - conclude Hansen - e questo diritto e dovere che tutti i direttori del mondo hanno non dovrebbe essere messo in pericolo da algoritmi codificati nel Suo ufficio in California".

Non è tardata la risposta di Facebook, che ha replicato alla denuncia del quotidiano norvegese: "Le nostre soluzioni non saranno sempre perfette, ma continueremo a cercare di migliorare le nostre policy e il modo in cui le applichiamo" ha detto una portavoce del social network.

"Ebbene, riconosciamo che questa foto sia un'icona - fanno sapere dall'azienda - risulta difficile distinguere in quale caso sia opportuno permettere la pubblicazione di una foto di un bambino nudo. Cerchiamo di trovare il giusto equilibrio tra il permettere alle persone di esprimersi e il garantire alla community globale un'esperienza che sia sicura e rispettosa", conclude Facebook.

KIM PHUC - "E' triste vedere che c'è chi si concentra sulla nudità di questa immagine storica piuttosto che cogliere il potente messaggio che veicola". Ad esprimere il suo rammarico, dopo la 'censura', è la stessa protagonista, Kim Phuc, oggi 53enne e residente in Canada. A riferire il commento di Kim è stata portavoce della 'Fondazione Kim Phuc', Anne Bayin, contattata dal giornale norvegese 'Dagavisen'. "Kim sostiene totalmente il valore di quella foto come un momento di verità che cattura l'orrore della guerra e dei suoi effetti sulle vittime innocenti", ha aggiunto la portavoce.

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