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Nucleare, il fisico Rossi Albertini: "Da vecchi reattori europei rischi ma relativi"

04 maggio 2016 | 19.01
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(Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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In Europa ci sono "centrali nucleari vetuste", "impianti obsoleti" ma sul fronte della sicurezza "incidenti devastanti come Chernobyl, che fu provocato da un esperimento sbagliato, o come Fukushima, provocato da uno tsunami, sono altamente improbabili" nel nostro continente. E' Valerio Rossi Albertini, fisico nucleare del Cnr, ad intervenire così, parlando con l'Adnkronos, sulle polemiche che si stanno riaccendendo riguardo le vecchie centrali nucleari europee che, per molti, andrebbero chiuse. "Tuttavia -evidenzia lo scienziato- impianti vecchi con tecnologie anni '70 fanno crescere i rischi" di un incidente nucleare, "sebbene rischi relativi".

In ogni caso, aggiunge, "per me sarebbe meglio chiudere tutti gli impianti nucleari. La strada intrapresa del nucleare a fissione è vecchia, meglio orientarsi verso le energie alternative". "Basti pensare che uno dei Land tedeschi, la Pomerania, produce il 130 per cento di energia da rinnovabili, quindi più del suo fabbisogno, quindi vende e esporta energia pulita" ricorda Rossi Albertini. Comunque, "se pensiamo alla Francia, -prosegue- è la nazione in Europa che ha 58 reattori contro circa una settantina degli Usa e, per questo, è la potenza nucleare mondiale in proporzione al livello di popolazione".

"Con un parco centrali così elevato, è chiaro che la Francia ha reattori anche vetusti e obsoleti. E un reattore vecchio, -spiega- oltre ad essere compromesso nella sua integrità, perchè l'esposizione alle radiazioni emesse dal nucleo danneggiano i materiali dell'edificio, è anche una macchina vecchia con una vecchia tecnologia", tecnologia "definita di II° Generazione e risalente agli anni '70". "Questi fattori -continua- fanno crescere i rischi di incidente ma sono rischi relativi"

Tuttavia, evidenzia ancora Rossi Albertini, "in queste condizioni, la possibilità di un incidente c'è sempre, anche se inferiore a tragedie come Chernobyl o Fukushima, situazioni altamente improbabili" in Europa. "Forse -osserva ancora lo scienziato- dietro le polemiche risorte in questi giorni potrebbero essere dispute politiche, ma certamente riaprire il tema dei reattori europei vetusti e obsoleti è una questione importante".

La sicurezza nucleare, avverte Rossi Albertini, "è un fattore comune e non c'è a tale riguardo una normativa europea, solo direttive Ue che, però, possono essere recepite più o meno al ribasso dai singoli stati". "Va anche ricordato, se citiamo la Francia, che chiudere una centrale ha costi ingenti, per cui, una volta costruito un impianto nucleare conviene economicamente tenerlo in vita il più a lungo è possibile. Anche se, per la vetustà della centrale, i rischi di incidente aumentano con il passare degli anni. E' come per le vecchie automobili: più sono vecchie e più rischiano di rompersi o avere danni".

In questo scenario, riguardo il rischio dei Paesi di confine, il fisico nucleare del Cnr rassicura che "i rischi per l'Italia sono più contenuti" . "Non è affatto la stessa cosa -incalza- avere un impianto nucleare in casa o averlo fuori dai confini nazionali. Se pensiamo a Chernobyl o Fukushima, le aree irreversibilmente contaminate sono, rispettivamente, a 30 e 10 chilometri dall'incidente". "Noi -conclude- non abbiamo impianti nel raggio di decine di chilometri e abbiamo la barriera delle Alpi che ci protegge".

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