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Accordo sul nucleare, Iran fa un passo indietro

08 maggio 2019 | 09.43
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Teheran rinuncia "a parte degli impegni" assunti nel 2015 e potrebbe tornare ad arricchire l'uranio ad alti livelli. Il presidente iraniano ha quindi concesso ''60 giorni di tempo'' ai firmatari dell'intesa per mettere in atto gli impegni presi per proteggere il settore petrolifero e bancario della Repubblica islamica dalle sanzioni imposte dagli Usa. Cosa sta succedendo

(Foto Xinhua)
(Foto Xinhua)

Teheran rinuncia "a parte degli impegni" assunti nel quadro dell'accordo internazionale sul nucleare del 2015, ad un anno dal ritiro americano dall'intesa. A comunicarlo è stato il presidente iraniano Hassan Rohani. La decisione, si è appreso dopo l'annuncio diffuso dal ministero degli affari esteri di Teheran, è stata ufficialmente comunicata questa mattina a Teheran agli ambasciatori dei Paesi ancora parti contraenti dell'accordo, (Germania, Cina, Francia, Gran Bretagna e Russia).

L'Iran potrebbe dunque tornare ad arricchire l'uranio ad alti livelli se le potenze mondiali non manterranno gli impegni presi nel luglio del 2015, ha annunciato allora Rohani, sottolineando comunque che ''non si tratta della fine dell'accordo sul programma nucleare'' e che l'Iran non ha intenzione di vendere ad altri Paesi l'uranio arricchito o l'acqua pesante. Il presidente iraniano ha quindi concesso ''60 giorni di tempo'' ai firmatari dell'accordo per mettere in atto gli impegni presi per proteggere il settore petrolifero e bancario della Repubblica islamica dalle sanzioni imposte dagli Stati Uniti. ''I firmatari europei del Jcpoa stanno facendo bene il loro lavoro, ma praticamente non sono in grado di mettere in atto quello che vorrebbero'', ha detto Rohani citato dalla televisione Irib.

Dopo il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall'accordo, Gran Bretagna, Francia e Germania hanno promesso di adottare misure per limitare le conseguenze, scrive l'Irna. A loro, ora Rohani rivolge una moratoria che ha il significato di una ''pazienza strategica'' per dimostrare che l'Iran ''oggi non sta abbandonando l'accordo sul nucleare''. ''Non è la fine del Jcpoa, ma piuttosto è una nuova fase dell'accordo nel contesto e in linea con la formulazione del Jcpoa'', ha aggiunto Rohani promettendo una ''risposta decisa'' se il caso del programma nucleare iraniano torna a essere sottoposto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Citato dall'agenzia di stampa Irna, però, Rohani ha ribadito di essere pronto a negoziare.

L'accordo sul programma nucleare iraniano era stato raggiunto ''nell'interesse del mondo e della regione'', ma i nemici dell'Iran hanno fatto pressioni affinché Teheran si ritirasse dal Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa), ha affermato Rohani in un discorso al Parlamento trasmesso in diretta dalla televisione di Stato in occasione del primo anniversario della decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dall'accorso, lo scoro 8 maggio 2018. ''Il Jcpoa ha un interesse nazionale strategico, non è una questione individuale, partigiana o di governo'', ha aggiunto il presidente iraniano, parlando di ''decisione nazionale presa dall'intero sistema di governo''. I nemici, tra cui gli integralisti americani, i sionisti e i reazionari nella regione, si sono opposti all'accordo internazionale da quando è stato raggiunto, ha proseguito il presidente iraniano. ''Era nell'interesse della regione e del mondo, ma non dei nemici dell'Iran, per cui non hanno risparmiato sforzi, dal 2015, per danneggiare l'elegante struttura dell'accordo internazionale'', ha aggiunto.
Rohani ha quindi dichiarato che la popolazione della regione, gli europei e anche gli alleati americani e le compagnie internazionali stanno soffrendo delle politiche messe in atto dagli Stati Uniti, che hanno creato restrizioni per le compagnie europee che fanno affari con l'Iran. ''Ma il sionismo e i reazionari, l'Aipac (Commissione per gli Affari Pubblici America-Israele) hanno fatto pressioni su di noi affinché ci ritirassimo dall'accordo'', ha concluso.

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