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Nuove protesi all'anca, chirurgo: "Studio clinico su modello in ceramica"

26 febbraio 2022 | 16.13
LETTURA: 2 minuti

A fare il punto è Alessandro Calistri, ortopedico e traumatologo specializzato in chirurgia dell'anca.

il chirurgo Alessandro Calistri in sala operatoria
il chirurgo Alessandro Calistri in sala operatoria

Ero attese come una rivoluzione nel campo delle protesi dell'anca soprattutto per i pazienti giovani, ma per vedere in Italia i dispositivi con rivestimento in ceramica "dovremmo ancora aspettare". A fare il punto con l'Adnkronos Salute è Alessandro Calistri, ortopedico e traumatologo specializzato in chirurgia dell'anca e ricercatore del dipartimento di Scienze anatomiche istologiche medico legali e dell'apparato locomotore dell'Università Sapienza di Roma.

"Sono iniziate una serie di indagini cliniche mirate, portate avanti in centri di riferimento dove è possibile con dei criteri rigidi selezionare dei pazienti che vogliono accedere a questi studi preliminare e testare il sistema della protesi in ceramica nella popolazione a rischio che non trova una risposta con altri impianti", ha affermato Calistri che sarà protagonista di un'intervista video che andrà in onda la prossima settimana sul canale 'Doctor's Life', il primo canale televisivo di informazione medico-scientifica dedicato a medici e farmacisti, edito dall'Adnkronos Salute.

Potranno arrivare entro il 2022? "E' difficile - spiega - l'indagine clinica è in fase avanzata, ci sono già 500 operazioni effettuare con impianti di protesi ceramica su ceramica e migliaia di casi con quelle con il sistema in polietilene. Ma in questi ultimi anni la marcatura Ce degli impianti è diventata più rigida. Questo garantisce sicurezza alle persone ma rallenta l'entrata di nuovi dispositivi".

La pandemia Covid ha avuto delle conseguenze sui pazienti con problematiche ortopediche e in attesa di una protesi all'anca costretti a rimandare l'operazione? "Nell'ambulatorio vedo pazienti che dall'immobilità dovuta al Covid hanno iniziato a sviluppare dei sintomi rispetto ai loro problemi degenerativi - osserva Calisti - molti pensano che il movimento possa peggiorare la situazione dell'anca o del ginocchio ma non è così, la migliore. Quindi abbiamo che l'immobilità, frutto anche del Covid, ha comportanto in questi soggetti una accelerazione delle condizioni in chi era patologico ma non sintomatico".

Chi ha rimandato un intervento "ora non deve avere paura", conferma il chirurgo "oggi ci si può operare in ospedale in sicurezza".

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