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Nuovi modelli di business cambiano la filiera dell'eWaste

08 maggio 2019 | 14.46
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(Fotolia)
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Nuove tecnologie e nuovi modelli di business; urbanizzazione e digitalizzazione; sharing economy. Si delineano nuovi modelli di consumo e con essi nuove modalità di gestione del fine vita dei prodotti elettrici ed elettronici che in alcuni casi potrebbero portare anche ad una minore produzione di rifiuti.

È quanto emerso nel corso della presentazione del Rapporto Cobat 2018, tenutasi oggi al Maxxi di Roma. Quest’anno il consorzio che si occupa di economia circolare in Italia dal 1988, oltre a pubblicare i dati della raccolta e del riciclo dei rifiuti tecnologici nel Paese, ha lanciato la ricerca 'Scenari e strategie future di gestione dei rifiuti tecnologici', realizzata da Althesys, società di consulenza professionale indipendente che opera nei settori chiave di ambiente, energia, infrastrutture e utility.

Al centro della ricerca gli impatti sulla filiera dei rifiuti tecnologici delle innovazioni di prodotto e di consumo oltre agli effetti delle tendenze del contesto economico, normativo e ai fattori ambientali.

"La filiera dei prodotti tecnologici e del loro fine vita non cambierà solo per l’applicazione dei principi dell’economia circolare, ma anche (in qualche caso soprattutto) perché si evolverà il modo di produrre, vendere e utilizzare i prodotti - spiega Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys - Molti di questi non saranno più acquistati dai consumatori ma diventeranno servizi: non 'pay for goods', ma 'pay for use'. Muteranno i canali di vendita, sempre più online, e con questi le modalità di gestione del fine vita".

"L’innovazione tecnologica modificherà anche materiali e componenti dei prodotti, cambiando cicli di vita e flussi delle materie prime. Alcune saranno strategiche (per esempio, terre rare), altre porranno nuove questioni e soluzioni per il recupero (batterie nell’automotive). Tutto ciò richiederà un più efficiente uso delle risorse e il riciclo, favorendo il recupero di materie prime seconde da diversi flussi, con particolare focus su quelli dei dispositivi elettronici", continua Marangoni.

"Per decenni il ruolo di Cobat è stato garantire la raccolta e il riciclo prima di pile e accumulatori esausti, poi di rifiuti elettronici e pneumatici fuori uso - sottolinea Michele Zilla, direttore generale del consorzio - Oggi continuiamo il nostro impegno, ma ci siamo trasformati per anticipare le nuove sfide tecnologiche e normative: la nostra storia e il nostro know-how sono diventati la base per fare di Cobat un sistema con capacità progettuale e visione industriale".

"Oltre che all’ambiente, la corretta gestione del ciclo dei rifiuti e il riuso dei materiali fanno bene a intere filiere produttive e proprio dal riciclo delle materie prime può derivare un pezzo importante della nostra green economy. Un’economia che guarda al futuro ed è competitiva proprio perché scommette sull’innovazione, sull’ambiente e sulla qualità e che va sostenuta", osserva Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola.

"Risulta evidente come nei prossimi anni, per quanto riguarda la raccolta ed il trattamento dei rifiuti elettrici ed elettronici, sarà necessario confrontarci con nuove sfide ed opportunità che dovremo essere capaci di affrontare e cogliere - conclude Marco Imparato, direttore generale di Applia Italia - questo sarà però possibile solo analizzando e risolvendo le attuali falle del sistema. Attuare soluzioni semplicistiche non ci permetterà di raggiungere gli obiettivi attesi, solo un impegno corale di cittadini, industria, aziende della raccolta, Comuni, distribuzione e delle istituzioni porterà a dei risultati soddisfacenti. È tempo ormai per un reale ed oggettivo confronto su questi temi, i produttori sono pronti".

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