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Nuovo Dpcm, Locatelli: "Non chiamatelo coprifuoco"

02 novembre 2020 | 13.29
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Foto Fotogramma
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"Se riuscissimo tutti a non usare la parola coprifuoco, che nel vissuto delle persone evoca una restrizione delle libertà, e cambiarla con restrizioni di movimento sarebbe meglio. Non si mettono in discussione le libertà delle persone, ma si agisce sulla possibilità di movimento vista la situazione epidemiologica". Lo spiega Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) e componente del Comitato tecnico scientifico (Cts), che fa il punto della situazione con l'Adnkronos Salute poco prima del nuovo Dpcm con ulteriori misure anti-contagi.

"Quello che ha sempre guidato l'azione del Governo e del premier Conte è il criterio di proporzionalità e ragionevolezza - continua Locatelli - Più crescono i casi e più sono importanti i provvedimenti che si prendono. Il Cts ha dei compiti ben distinti rispetto a quello che fa la politica, noi possiamo sostanzialmente supportare il Governo con le analisi tecniche, con i consigli e le raccomandazioni, ma è onore e onere della politica fare le scelte. Altrimenti si crea una confusione di ruoli".

"Si sta facendo di tutto per garantire all'Italia un Natale più sereno. Ma non ho la sfera di cristallo per dire come sarà", sottolinea Locatelli.

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