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Terrorismo: Obama, combattere chi distorce religione per uccidere

05 febbraio 2015 | 16.49
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All'annuale appuntamento di preghiera multiconfessionale, il presidente americano condanna ancora i terroristi che manipolano la religione per uccidere e loda il leader religioso tibetano, la cui presenza all'evento di Washington ha provocato l'ira di Pechino

Barack Obama e Dalai Lama durante l'incontro   alla Casa Bianca nel 2010 (Foto Inphoto)
Barack Obama e Dalai Lama durante l'incontro alla Casa Bianca nel 2010 (Foto Inphoto)

"Siamo chiamati a combattere quelli che manipolano la religione per i loro fini nichilistici". E' quanto affermato Barack Obama condannando, nel suo discorso alla National Prayer Breakfast, l'annuale appuntamento di preghiera multiconfessionale della Washington politica, in cui ha condannato ancora lo Stato Islamico definito "una setta della morte", sottolineando come "nessun Dio può tollerare il terrorismo".

Nel suo discorso il presidente americano ha più volte ribadito la potenza della religione come fattore positivo nel mondo, e non ha mancato di sottolineare la presenza, controversa per Pechino, alla preghiera di quest'anno del leader religioso tibeno, il Dalai Lama. "Il Dalai Lama è un potente esempio di quello che significa esercitare la compassione che ci ispira a parlare per la dignità e della libertà di tutti".

Parole che il leader religioso ha ascoltato dalla sala del Hilton di Washington, dove si è svolta la colazione di preghiera, mentre all'esterno dimostranti protestavano alcuni a favore e altri contro il 'Tibet libero'. A differenza di quanto successo in occasione di altre visite a Washington, la Casa Bianca non ha annunciato nessun incontro privato tra Obama e il Dalai Lama, ma in un chiaro segno del suo sostegno l'anziano leader religioso era seduto al tavolo con Valerie Jarrett, principale consigliere di Obama.

Riguardo alla presenza del Dalai Lama, in esilio in India dal 1959, anno della fallita rivolta tibetana contro il dominio cinese, all'appuntamento pubblico di oggi, da Pechino è stato ribadita l'opposizione ad ogni interferenza straniere in quella che viene considerato un affare interno.

"Le questioni relative al Tibet pertengono agli interessi e sentimenti nazionali cinesi - ha detto nei giorni scorsi un portavoce del ministero degli Esteri - noi ci opponiamo all'interferenza dei paesi stranieri negli affari interni cinesi e agli incontri con il Dalai lama. Noi speriamo che il leader americano possa guardare al quadro più ampio delle nostre relazioni e gestire in modo appropriato la questione".

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