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Rifiuti: 'Waste End', fino a 22mila occupati in più con gestione sostenibile

13 marzo 2015 | 16.19
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Symbola e Kinexia hanno firmato il rapporto per una 'Economia circolare, nuova frontiera del made in Italy'. Realacci: "L'obiettivo 'rifiuti zero' non è solo un orizzonte culturale ma una possibilità tecnologica"

(Infophoto)
(Infophoto)

Sfruttare le opportunità che arrivano da una gestione sostenibile e innovativa dei rifiuti urbani a vantaggio di imprese, occupati e competitività della nostra economia. Un progetto per il Paese firmato da Symbola e Kinexia nel rapporto 'Waste End. Economia circolare, nuova frontiera del made in Italy'.

Questi gli obiettivi al 2020: ridurre di due terzi i rifiuti avviati in discarica (dal 38% al 12% del totale), raddoppiare la raccolta differenziata (dal 43% all'82%), tagliare il rifiuto urbano residuo indifferenziato ad un terzo (dal 57% al 18%), più che dimezzare l'incenerimento (dal 17% al 7%). In questo scenario, che per quanto ambizioso è a portata di mano, la capacità industriale di preparazione al riciclo raddoppierebbe da 12 milioni di tonnellate attuali a 24 milioni di tonnellate, il recupero di materia nei processi industriali passerebbe dall'attuale 24% dei rifiuti al 48,5%, il recupero per usi agronomici dal 13% al 30%, mentre il recupero per usi energetici dal 19% attuale scenderebbe al 14%, privilegiando soluzioni meno inquinanti e più innovative.

Una rivoluzione che porterebbe nuove imprese e nuova occupazione: nel ciclo di gestione dei rifiuti si avrebbero circa 22.000 occupati in più (+37%), per effetto di una forte crescita nei settori a più alta intensità di lavoro (soprattutto nella raccolta e preparazione al riciclo). Nel settore del riutilizzo si genererebbero fino a 10.500 nuovi occupati. Lo sviluppo del riciclo determinerebbe una crescita di 12.000 occupati rispetto alla situazione attuale. Il valore della produzione nell'industria di preparazione passerebbe da 1,6 miliardi attuali a 2,9 miliardi. E anche la manifattura riceverebbe una potente spinta dalla sistematica disponibilità di materia prima seconda. Una rivoluzione che converrebbe all'ambiente, meno risorse utilizzate e meno emissioni (fino a 19 milioni di tonnellate di CO2), alla filiera del recupero, alla manifattura, ma anche ai cittadini con una riduzione di circa il 20% del costo di gestione dei rifiuti urbani.

Per arrivare preparati al 2020, spiegano Symbola e Kinexia, basterebbe puntare sulla riduzione dei rifiuti e sul riuso di oggetti e materiali, ad esempio incentivando i prodotti alla spina anziché quelli monouso, spingendo sulla sharing economy, dichiarando guerra all'obsolescenza programmata, realizzando il phasing out di prodotti come gli imballi alimentari non compostabili, promuovendo i centri di raccolta e re-design, introducendo una tariffa sulla base della quantità effettiva di rifiuti prodotti e cancellando gli incentivi sul recupero energetico degli impianti di incenerimento.

"L'obiettivo 'rifiuti zero' - spiega il presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci - non è solo un orizzonte culturale, ma una possibilità tecnologica in grado di dare forza e competitività alla nostra economia. La seconda manifattura d'Europa, la meccanica più competitiva del mondo dopo quella tedesca". "In Italia è necessario un cambio di paradigma nella gestione dei rifiuti, che parta dal presupposto del 'rifiuto come risorsa', secondo un processo chiuso e non aperto in linea con il concetto di economia circolare", dichiara Pietro Colucci, presidente e ad di Kinexia.

Il principio ispiratore è, appunto, quello raccolto anche dalla Commissione europea nel pacchetto dedicato, proposto il 2 luglio scorso, dell'economia circolare: un modello non più lineare, dalla materia al prodotto al suo smaltimento, ma pensato per potersi 'rigenerare'.

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