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Pci: Occhetto, A 25 anni dalla Bolognina c'è ancora bisogno di sinistra

10 novembre 2014 | 20.53
LETTURA: 4 minuti

L'ultimo segretario del Pci intervistato dall'Adnkronos per i 25 anni dalla 'Svolta' che porto al Pds: "Ricordo le mie lacrime, un momento di liberazione dopo scontro con Ingrao". Il video dell'intervista

Pci: Occhetto, A 25 anni dalla Bolognina c'è ancora bisogno di sinistra

Il 12 novembre 1989, esattamente 25 anni fa, alla Bolognina, Achille Occhetto, con la 'Svolta', apre la via al passaggio dal Pci al Partito democratico della sinistra. "E' stato un momento alto della mia vita personale ma anche politica, la caduta del Muro cambiava la storia del mondo, io dissi allora che la campana del nuovo inizio non suona soltanto per noi, ma per tutti. E ora se guardiamo la politica italiana e il mondo, quella fu una profezia avverata", dice l'ultimo segretario del Pci intervistato dall'Adnkronos. E non nasconde la nostalgia per la sinistra che oggi non c'è, nemmeno nel Pd.

Video dell'Intervista

In quei momenti concitati i sentimenti, le passioni e anche il pianto hanno fatto il loro ingresso in politica. "Le lacrime -ricorda- arrivarono al Congresso, che poi vincemmo, di trasformazione del partito (XIXesimo Congresso del Pci a Bologna, marzo 1990, ndr). Furono un fatto di liberazione, finite le conclusioni ci fu una grande ovazione, con Ingrao, con il quale c'era stata una battaglia durissima, che venne a congratularsi".

"Io -rimarca l'ultimo segretario del Pci- a quel punto pensai che era finita e che ora potevamo fare tutti insieme il nuovo partito. Questo mi commosse, anche se poi non andò così, perché passò più di un anno prima di arrivare alla soluzione giusta".

Ma oggi al posto della Bolognina, nei locali della ex sezione del Pci, c'è un parrucchiere cinese, per 8 euro offre un taglio di capelli low cost. "Questa è la globalizzazione -dice ancora Occhetto- la dimostrazione di come il mondo è cambiato. Un altro risultato di quel Muro caduto. Il meglio di quel cambiamento è l'Europa nuova, il peggio è la globalizzazione finanziaria".

"Se il Pd è figlio della svolta dell''89? Sì e no -è l'analisi dell'ex segretario del Pci-. Sì perché quando lanciai la svolta mi ricordai di quei partigiani comunisti e cattolici che avevano la sede clandestina, durante la liberazione, in casa mia e lì si riunivano. E quel Muro, che era un muro ideologico e psicologico aveva poi diviso. Con la caduta del Muro, pensai che quelle due realtà, comunista e cattolica, potevano riunirsi di nuovo e mettere in piedi il migliore riformismo italiano".

Nella nuova segreteria dei democratici non c'è più nessun ex Pci. "Questo non è né bene, né male -spiega ancora Occhetto- quello che conta è se c'è una fusione delle vecchie esperienze. Il Pd non ha fatto questo, non c'è stata una contaminazione positiva, ma piuttosto una fusione a freddo dei vecchi apparati. E quindi siamo ancora in una situazione in cui si fa il conto su chi è ex comunista o ex democristiano".

"Appena ho dato le dimissioni -racconta Occhetto a chi gli chiede se rimpiange la politica attiva- quando ho visto che alcuni del gruppo dirigente non volevano l'uscita da sinistra dalla crisi del comunismo, fu un momento molto duro. Avevo dato tutto me stesso, era come interrompere un altoforno. E' andata bene, perché in genere le interruzioni improvvise degli altoforni fanno 'crepare', è andata bene. Ma ora faccio politica in altro modo, scrivo per esempio libri".

"Trenta anni fa scompariva Berlinguer, 25 anni fa la Bolognina. Due momenti importanti -dice ricordando quei tempi- con Berlinguer che ha dato molto al Paese, e molte delle sue innovazioni le abbiamo portate nel nuovo partito".

"Poi -tira le somme Occhetto- i miei successori, hanno fatto degli strani cambiamenti: il partito si chiamava Pds, prima hanno tolto la 'P', ed è rimaso Ds, poi hanno di nuovo aggiunto la 'P', eliminando la 'S', ed è rimasto Pd, ma la 'S' voleva dire sinistra e io credo che c'è ancora bisogno, dopo tanti anni, di sinistra".

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